Avanti ma con cautela sulla legge elettorale, attenzione a non compiere passi falsi prima che sia sciolto il nodo delle alleanze alle amministrative. Silvio Berlusconi, terminato il giro di consultazioni che il Pdl ha avviato con tutte le forze politiche, detta la linea al vertice del partito, riunito a pranzo a palazzo Grazioli, e mette in guardia dal rischio che il Pdl possa ritrovarsi con il cerino in mano: se il tentativo di trovare un accordo sulla riforma del sistema di voto dovesse fallire, e’ il ragionamento svolto dal Cavaliere e condiviso dai ‘big’ di via dell’Umilta’, tutti ci addosserebbero la colpa, il Pd non vede l’ora.

Al contempo, per Berlusconi non si devono scoprire tutte le carte ora, e’ prematuro e potrebbe rivelarsi un boomerang se fatto prima che il quadro delle alleanze sia definito. Resta dunque centrale la partita sulle alleanze per le amministrative (tanto che in molti nel Pdl sono pronti a scommettere che prima del voto di primavera non si arrivera’ a nulla di concreto sulle riforme): il Pdl punta a riconfermare l’assetto uscente nei comuni in cui governa (11 nel centro-sud con l’Udc, 7 al nord con la Lega), mettendo in conto che il Carroccio in alcune realta’ andra’ da solo. Ma la decisione del Terzo Polo di non allearsi con il Pdl a Palermo fa suonare un campanello d’allarme. In via dell’Umilta’ si teme che Casini possa rompere anche negli altri comuni e presentarsi sotto il cappello terzopolista in molte realta’. Sarebbe, e’ la preoccupazione, un banco di prova molto pericoloso per testare quello che potrebbe accadere nel 2013. Per questo, il Pdl intende correre ai ripari prima che sia troppo tardi, mirando a fare una legge elettorale che renda controproducente a Casini la corsa in solitaria, per spingerlo tra le braccia del Pdl. Lo strumento per ‘depotenziare’ il ruolo dei centristi potrebbe essere proprio la legge elettorale. Da qui l’esortazione di Berlusconi a La Russa, Quagliariello e Bruno ad andare avanti (magari con l’entrata in campo di Alfano per un vertice con gli altri leader nei giorni a venire), ma con l’accortezza di non forzare la mano, ne’ con la Lega (“dobbiamo tener conto delle esigenze di Bossi – riferisce un maggiorente pidiellino le parole dell’ex premier – non possiamo fare una legge per dare uno schiaffo in piena faccia al Carroccio”), ne’ con l’Udc. Il Pdl, dunque, non fa passi indietro sulla strada delle riforme, ma prende tempo: riforme costituzionali e legge elettorale devono andare avanti di pari passo e il sistema di voto non puo’ precedere la modifica della Costituzione, detta anche oggi Maurizio Gasparri. Insomma, cercare l’intesa resta uno degli obiettivi, ma senza “suicidarci”, spiegano in via dell’Umilta’, e senza “accettare ricatti o aut aut” ne’ dai lumbard ne’ tantomeno dai casiniani. Intanto gia’ si delinea un modello che potrebbe far incassare insieme diversi risultati: un proporzionale corretto (una sorta di ibrido ispano-tedesco) con elementi maggioritari, innalzando di molto (si ipotizza l’8%) lo sbarramento, ma rimpicciolendo i collegi, cosi’ da accontentare Lega e Udc in un colpo solo, ma spostando l’attenzione dalla coalizione al partito senza rinunciare al bipolarismo. Ovvero, un sistema – viene spiegato – che premi il partito e non piu’ l’alleanza. In questo modo, si rompe l’accordo privilegiato con il Carroccio e si evita l’obbligo di presentarsi nuovamente insieme (anche perche’ nel 2013 non e’ detto che Bossi abbia ancora la golden share del partito, viene sottolineato), ma allo stesso tempo si costringe l’Udc a scegliere, con l’obiettivo di spezzare l’asse tra Casini e Fini e portare i centristi verso il partito unico dei moderati. Insomma, nei progetti di Berlusconi il Pdl, o la nuova formazione che potrebbe vedere la luce dopo le amministrative, deve tornare ad essere il perno centrale, non piu’ condizionato dai diktat e i ricatti di altre formazioni politiche. Una mezza idea del sistema che potrebbe vedere la luce l’hanno abbozzata oggi Franceschini e Cicchitto: basta con maggioranze forzose del tutti contro uno. Allora meglio pensare a un premio di coalizione per chi indica prima del voto le alleanze. Niente di molto diverso da quanto recitava ieri un passaggio del comunicato congiunto Pdl-Terzo Polo al termine dell’incontro sulle riforme.

 

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