Una mobilitazione capillare per la riuscita dei referendum radicali sulla giustizia e la macchina organizzativa del partito pronta a mettersi in moto se la situazione dovesse precipitare: i coordinatori regionali e provinciali devono essere pronti a settembre, sia dal punto di vista amministrativo-organizzativo che finanziario, per il ritorno di Forza Italia. E’ allerta in via dell’Umilta’, dopo lo schiaffo di Epifani e la chiamata alle urne, almeno cosi’ viene letta da Silvio Berlusconi e dallo stato maggiore pidiellino, da parte di Matteo Renzi.

Del resto, viene ricordato, il Cavaliere da tempo sostiene che saranno i democratici a staccare la spina, ma l’ordine di scuderia impartito dal ‘capo’ e’ di mantenere, per ora, i nervi saldi: il Pd vuole il voto e mira ad addossarne a noi la colpa. Non dobbiamo accettare provocazioni, non cadiamo nel loro giochino, e’ il ragionamento svolto gia’ di buon mattino, dopo la lettura dei giornali e, in particolare, dell’intervista del segretario Pd.

 

La conferma, viene spiegato, della strategia democratica arriva nel tardo pomeriggio, a dire dei pidiellini che hanno commentato con l’ex premier, quando il sindaco di Firenze striglia il suo partito e manda un aut aut chiaro all’inquilino di palazzo Chigi: “Caro Letta vai avanti, ma se non sei in grado non cercare alibi in chi sta fuori del Parlamento”. E di fatti, proprio mentre il sindaco di Firenze lancia l’affondo al Cavaliere (“le sentenze si rispettano e la legge e’ uguale per tutti”), tocca al capogruppo Schifani indicare la rotta segnata: “Il Pdl non abbocchera’ alle provocazioni. Ci stiamo interrogando su quale sia la volonta’ che spinge Epifani, ma non c’e’ dubbio che se la volonta’ e’ quella di provocare per farci saltare i nervi, perche’ lui non ha il coraggio di staccare la spina, noi non abboccheremo”. Falchi silenziati, almeno per il momento, la strategia berlusconiana non prevede ora falli di reazione: imploderanno, e’ la convinzione, perche’ Renzi vuole spodestare Letta e non vuole piu’ aspettare, il resto del partito fara’ quadrato per metterlo all’angolo. In mezzo, pero’, e’ il prosieguo della riflessione, rischia di rimanerci schiacciato il Pdl, con l’aggravante di un leader di fatto piu’ che azzoppato dalla condanna definitiva e a rischio di dover abbandonare almeno per un anno la scena politica. E senza sottovalutare il rischio ‘domino’ che la sentenza Mediaset puo’ innescare sugli altri procedimenti a carico dell’ex premier. Da qui, l’allerta: dobbiamo essere pronti a tutto, anche a una campagna elettorale a breve, ha messo in guardia Berlusconi, magari sfruttando proprio l’onda emotiva della condanna e, se mai il pd dovesse arrivare a votare a favore della decadenza, lanciando una grande battaglia nel paese sulla giustizia. Per il momento, pero’, il Cavaliere non ha le idee ben chiare sul da farsi, preferisce restare in stand by, con i riflettori puntati sulla direzione del Pd di domani sera. L’ex premier, viene spiegato, non ritiene che una crisi al buio possa davvero agevolarlo, nonostante il falchi insistano sul fatto che le urne sono l’unica strada per la salvezza, non puoi ancora una volta fidarti, e’ il leit motiv, di Napolitano.

Se la riflessone del Capo dello Stato non approdera’ a nulla, e’ ancora il ragionamento, se Berlusconi sara’ costretto a rinunciare alla sua “agibilita’ politica”, allora l’unica arma e’ chiamare a raccolta il popolo berlusconiano e giocarsi il tutto per tutto. Lo scenario, prevede anche un piano di riserva, ovvero la discesa in campo della figlia Marina. La quale, viene spiegato, non e’ che smani e lo stesso Cavaliere vorrebbe evitare alla sua primogenita quanto e’ toccato a lui in questi 20 anni di agone politico. Tanto che tra i fedelissimi c’e’ chi e’ pronto a scommettere che sara’ nuovamente lui il candidato premier della rinata Forza Italia. Intanto, oggi dal quartier generale del Pdl e’ partita una circolare destinata a tutti i coordinatori regionali e provinciali: da settembre addio Pdl e ritorno di Forza Italia. L’imperativo e’ dotarsi di autonomia amministrativa e finanziaria, da Roma non arriveranno piu’ soldi. Non una grossa novita’, ma l’accelerazione anche tecnico-organizzativa preoccupa diversi maggiorenti del partito, che temono un cambio di guardia sul campo. Alfanno, del resto – viene fatto osservare – ha margini d’azione ristretti, visto il suo ruolo al governo, e l’organizzazione – lamentano diverse ‘colombe’ – e’ sempre piu’ nelle mani di Verdini – a cui si affianca sempre piu’ spesso Santanche’ – in vista soprattutto di un’eventuale campagna elettorale. Ne e’ dimostrazione, viene sottolineato, la nota ufficiale con cui il Pdl annuncia oggi la sua battaglia referendaria, scritta e firmata da Verdini. Un protagonismo del coordinatore e, non da oggi, della ‘pitonessa’, che sta provocando piu’ di un malumore nel partito: le colombe temono che il pressing insistente dei falchi possa avere la meglio sul Cavaliere, spingendolo verso posizioni estreme che, a dire dei filo governativi, in questo momento sarebbero solo controproducenti. Ma dietro le preoccupazioni di una larga fetta del partito c’e’ anche il timore che l’ala dura possa assumere le redini di Forza Italia e dare un’impronta barricadera alla nuova creatura, lasciando ai margini le colombe.

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