Meglio Silvio Berlusconi che una personalità nuova, come Luca Cordero di Montezemolo, i cui effetti sull’elettorato sono imprevedibili in tempi di antipolitica. Se il Cavaliere, ipotizzando un suo ritorno in campo, ha spiazzato i fedelissimi, i suoi rivali, e possibili competitor alle elezioni del 2013, come Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, non sembrano affatto preoccupati di dover tornare a confrontarsi nel 2013 con l’ex premier. Ad agitare molto più i partiti è invece la legge elettorale, dalla quale discenderà ogni strategia di alleanze e candidature. Nel giorno in cui il Cavaliere fa un passo avanti, il premier Mario Monti ne fa un passo indietro, lasciando l’interim dell’Economia al viceministro Vittorio Grilli.

Una mossa dovuta alla mole di impegni che il doppio incarico comportava ma che viene anche interpretata come la volontà del Professore di rafforzare il suo profilo politico e istituzionale. Gli ultra montiani, in Parlamento, sperano che, concentrandosi su Palazzo Chigi, il Professore non escluda del tutto un suo bis nel 2013. La preoccupazione, in alcuni ambienti italiani e anche all’estero, è che senza Monti l’Italia, riconsegnata ai politici di professioni, torni a perdere credibilità. Ma il premier manda messaggi rassicuranti sulle capacità dei partiti: “Il Parlamento e i partiti stanno dando prova di notevole responsabilità al di là dei nervosismi e delle critiche” e questo dovrebbe dare “serenità sulle prospettive di governo dopo che le cose avranno preso un corso più normale”. Se i mercati fanno previsioni, i partiti sono impegnati a pianificare la strategia del 2013. Per il Cavaliere la soluzione per il rilancio del Pdl porta ancora il suo nome. Tornando in campo, sia in caso di vittoria sia di sconfitta, Berlusconi resterebbe al centro della scena politica anche nella prossima legislatura. E se molti nel Pdl sono stati presi in contropiede, non altrettanto avviene in casa Pd. “Guardate che sta tornando…”, era la previsione che Pier Luigi Bersani faceva, già tempo fa, con i suoi, sostenendo che in Italia “quella è la destra che c’é, populista e demagogica”. Per questo niente cambia nei programmi del segretario democratico: sabato prossimo all’assemblea rilancerà l’obiettivo di un centrosinistra di governo, nel quale ci sarà solo chi sottoscriverà una carta di intenti per il programma di legislatura. E, dopo aver definito le parole d’ordine per il 2013, si faranno le primarie aperte per indicare il leader. Fin qui i percorsi immaginati ma molto dipenderà dalla riforma elettorale che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha chiesto assolutamente, sia parlando in pubblico sia nei contatti informali avuti con i leader. Il confronto tra i partiti continua sottotraccia ed i nodi restano il premio di maggioranza e preferenze o collegi. Un premio di maggioranza dato al partito e non alla coalizione, cosa gradita al Pdl e meno al vertice Pd, significa che ogni partito gioca per sé e le alleanze possono anche essere definite dopo il voto. In caso di premio alla coalizione, invece, il Pd sarebbe spinto a riunire subito il centrosinistra ed il Pdl ad affrettarsi a cercare la pace con la Lega. Scenari opposti che spiegano come solo dalla riforma della porcellum i partiti si metteranno in moto per il voto.

 

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