Uno spettacolo “indegno” che “non fa onore all’Italia” e ne “ferisce la credibilità internazionale”. E’ senza sfumature la condanna di Giorgio Napolitano sullo stato delle carceri italiane. Come senza ambiguità sono le sue ricette: amnistia o indulto e pene alternative al carcere. Dati alla mano (ben 66.300 detenuti schiacciati in celle minuscole e con servizi medievali, un tasso di suicidi impressionante in strutture obsolete concepite per un massimo di 45.500 persone) il presidente della repubblica ha preso oggi carta e penna per una nota durissima dettata con l’emozione del ricordo di una sua visita nel carcere minorile di Nisida lo scorso anno.
‘Il sovraffollamento carceri e’ una vergogna per l’Italia. Non sono degne di essere umani le carcere sovraffollate”, disse allora sgomento dopo il confronto con i giovani reclusi, quasi scusandosi per l’assenza di condizioni politiche utili a varare un’amnistia. C’era ancora il Governo Berlusconi e il confronto politico tra maggioranza ed opposizione era durissimo. Oggi è passato un anno esatto e la situazione delle carceri – se possibile – è peggiorata. E’ migliorato invece il dialogo politico e il presidente può permettersi di essere incisivo, molto incisivo. Si muovano le Camere e prendano in esame la possibilità di “provvedimenti di clemenza”, cioé amnistia o indulto. Si muovano le Camere e facciano rispettare il dettame costituzionale che vuole la detenzione come rieducazione e non pena fine a se stessa, ricorda il presidente subito dopo aver incontrato al Quirinale una delegazione di personalità di varia estrazione che gli hanno presentato una lettera aperta sul tema. “Siano introdotte quindi pene alternative al carcere”, chiede autorevolmente il presidente Napolitano nella nota. Decisamente contraria solo la lega Nord che annuncia battaglia: “qualsiasi forma di indulto o amnistia è una proposta irricevibile. Se dovesse arrivare in Parlamento faremo un’opposizione durissima. Il sovraffollamento carcerario non si risolve tirando fuori dalle carceri i delinquenti ma costruendo nuove strutture”, assicura il capogruppo della Lega Nord in commissione Giustizia alla Camera, Nicola Molteni. Apprezza invece le parole di Napolitano il Governo che con il ministro della Giustizia, Paola Severino, rilancia “le misure alternative” al carcere sottolineando che “possano essere una soluzione strutturale”. Il capo dello Stato condivide con i firmatari dell’appello la “dura analisi critica e l’espressione di una forte tensione istituzionale e morale per una realtà che non fa onore al nostro paese, ma anzi ne ferisce la credibilità internazionale e il rapporto con le istituzioni europee”. Una “vergogna” da sanare, che danneggia anche gli sforzi anti-crisi del Governo per ridare all’estero un’immagine di Paese moderno. Sì quindi ad “uno speciale ricorso a misure di clemenza” per alleggerire la situazione “critica” delle carceri italiane. Nonché un invito tutto politico al Parlamento a mettere mano ad una riforma dell’articolo 79 della Costituzione che mette una serie di paletti all’approvazione di provvedimenti di clemenza. “Resta aperta all’attenzione del Parlamento – in questa legislatura ormai vicina al suo termine e in quella che presto inizierà – la necessaria riflessione sull’attuale formulazione dell’art. 79 della Costituzione che a ciò oppone così rilevanti ostacoli”, ricorda il capo dello Stato alle forze politiche. Il tutto mentre nel Paese cresce il dibattito anche sul cosiddetto “ergastolo ostativo”. In Italia coesistono l’ergastolo ordinario e quello ostativo ai benefici. Il primo concede al condannato la possibilità di usufruire di permessi premio, semilibertà o liberazione condizionale. Il secondo, al contrario, nega fin dalla sentenza e in modo perpetuo ogni vantaggio penitenziario. Nessuna redenzione, per questi ultimi.