Il ritiro del sostegno al governo, se Letta non cambia passo, evocato ieri dall’ex premier Monti “non mi sembra questione all’ordine del giorno”. Lo dice a Repubblica il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. “Detto questo – prosegue il senatore -, Letta non può tirare a campare. Se non riuscirà a governare è molto meglio che ne tragga le conclusioni, mettendo tutti davanti alle proprie responsabilità. Ma sarebbe una sconfitta per tutti e una sciagura, in questo momento, per il Paese”.
“Nei gruppi parlamentari di Scelta civica – precisa a proposito dei rapporti fra Udc e Sc – sono presenti sensibilità diverse. Ma io penso che tutti abbiano ben chiaro che né Scelta civica né l’Udc saranno la destinazione finale di un area politica che deve trovare nuovi interpreti e un’articolazione democratica vera. Con Monti ho rapporti di stima che spero contraccambiata. Recentemente ha detto che, se tornasse indietro, stipulerebbe l’alleanza politica esaminando meglio titoli e convinzioni. La realtà è che la politica non è un concorso universitario, è un qualcosa di un po’ più complesso”. Casini non esclude, commentando le parole del presidente del Senato Grasso, che se cadesse Letta ci sarebbe un’altra coalizione pronta a evitare le urne. “Siamo in una Repubblica parlamentare – precisa -. Non c’é dubbio che prima di sciogliere le Camere si cercherebbero altre strade. Ma confido ancora nel senso di responsabilità collettiva”. Casini non è convinto del ritorno del Pdl a Forza Italia: “La riorganizzazione dell’area moderata italiana è questione centrale del dopo Berlusconi – dice -. Non so quanto possa servire il riutilizzo del marchio, non penso si possa tornare a 20 anni fa solo con questa suggestione e comunque il tema centrale è quale politica si vuole realizzare. Le alleanze possibili sono figlie di scelte politiche chiare, altrimenti si torna al Pdl e all’illusione che basti una sigla per sanare quelle contraddizioni”.