Dalla crisi si esce soltanto con una “risposta europea”. Giorgio Napolitano lo ribadisce a Ginevra, alla conferenza dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, dove accenna ancora una volta alla necessità di “rilanciare la crescita” (e con questa l’occupazione).
Magari, attraverso “nuovi strumenti come obbligazioni europee per progetti comuni”. Il capo dello Stato guarda con apprensione i dati economici dell’Eurozona ma non cede minimamente all’allarmismo di tanti. Anzi, sottolinea con soddisfazione come in un “momento difficile”, non solo per l’Italia ma per tutta l’Europa, la riunione di martedì sera a Palazzo Chigi tra Monti e i leader della maggioranza sia stata “una prova di coesione” del Paese. Ora vanno però poste le basi per lo sviluppo. Napolitano torna così a chiedere di spingere sulla crescita che “é un indispensabile e urgente complemento di quelle politiche di consolidamento fiscale volte ad abbattere il peso dei debiti sovrani e ad allentare la pressione dei mercati”. L’Italia sta facendo la sua parte e deve ancora lavorare ma – sottolinea la massima carica dello Stato – si attendono “le corrispondenze in senso europeo con le nostre attese e le attese di parecchi altri Paesi membri”. Da qui l’accenno a “nuovi strumenti come obbligazioni europee”. Per favorire una “crescita in Europa, mirata a un aumento dell’occupazione” va “indicata, accanto alle riforme strutturali, una ripresa degli investimenti pubblici”. Napolitano però mette in guardia dal pericolo di tornare a politiche di aumento incontrollato della spesa pubblica e cita a riguardo “il sofisticato intervento” del presidente della Bce, Mario Draghi. Rivolge un invito a non tornare “ad impianti teorici che trascurano i rischi di una politica fiscale attiva finanziata in deficit ” e che “sopravvalutano l’effetto immediato della spesa pubblica”, addirittura “attribuendo una funzione positiva all’inflazione in rapporto alla crescita”. Insomma, “occorre perseguire una corretta combinazione di riforme strutturali, di consolidamento fiscale e di rilancio mirato degli investimenti pubblici, e soprattutto riprendere l’impegno a coltivare le finalità e i valori dell’integrazione europea”. La crescita è la chiave per rilanciare anche il mercato del lavoro. Il presidente della Repubblica rimarca come “il lavoro, o meglio la mancanza di lavoro, soprattutto per i più giovani, sia un problema chiave”. “E’ un fatto – spiega – che negli ultimi decenni la ‘piena occupazione’ non abbia più avuto spazio primario né come parola d’ordine né come obiettivo delle politiche pubbliche. E’ necessario che torni ad averlo”. “Non dobbiamo esitare: non possiamo contrassegnare i traguardi da raggiungere solo in termini di crescita del Pil, o di maggiori stabilità finanziaria”, conclude Napolitano pur riconoscendo che raggiungere l’obiettivo del “pieno impiego risulti ben più problematico e complesso che negli anni ’50 e ’60 dello scorso secolo in Europa Occidentale”.