Quattro voti di fiducia e poi il Parlamento mercoledì 27 darà il via libera alla riforma del mercato del lavoro. Il governo potrà dunque esibire il provvedimento-trofeo al Consiglio europeo di fine giugno ma non senza pagare un prezzo: i malumori fra i partiti infatti non vanno affievolendosi e,

soprattutto in casa Pdl, cresce la voglia di sfiducia nei confronti del ministro del Lavoro Elsa Fornero. Il testo, che oggi ha ottenuto il sì della commissione senza modifiche, arriverà in Aula lunedì quando nel pomeriggio l’Esecutivo chiederà le fiducie multiple. Poi dovranno passare le consuete ventiquattro ore e a partire dalle 18 di martedì i deputati saranno impegnati con le votazioni: il via libera finale e definitivo al ddl è previsto per il giorno successivo. Giorno nel quale il premier Monti interverrà in Aula a Montecitorio, in occasione della discussione delle mozioni sulle politiche Ue e sul fiscal compact, per ribadire l’impegno a soddisfare le richieste della maggioranza, dagli esodati alle misure sulla flessibilità in entrata passando per gli ammortizzatori. Modifiche che però non sono destinate a materializzarsi nel brevissimo periodo: se infatti Pdl e Pd hanno cercato e cercano, (su temi diversi) di ottenere decreti legge ad hoc, il governo continua a ragionare sull’ipotesi di utilizzare la via degli emendamenti al provvedimento sullo sviluppo targato Corrado Passera, che varato lo scorso venerdì dal Consiglio dei ministri dovrebbe essere pubblicato da un momento all’altro in Gazzetta ufficiale. Il che a conti fatti vuol dire che dell’argomento si tornerà a parlare, nella migliore delle ipotesi, a luglio. Il sì del Pdl alla riforma del mercato del lavoro “é un gesto di grande amore per la patria”, avverte il segretario del Pdl Angelino Alfano che deve gestire un numero sempre più consistente di scontenti. Sempre a luglio, tra l’altro, il governo rischia di dover affrontare una grana bene più grande: la mozione di sfiducia individuale al ministro del Welfare Fornero, presentata dalla Lega e sottoscritta dall’Italia dei Valori. Nel partito di Berlusconi infatti cresce di giorno in giorno la fronda di quanti vorrebbero che Monti mollasse la Professoressa. I più espliciti a manifestare il proprio dissenso sono l’ex ministro Renato Brunetta e il deputato Guido Crosetto, che non solo non voteranno la fiducia al ddl ma che questa mattina hanno anche lanciato una raccolta di firme contro la riforma Fornero. Iniziativa che però è stata bloccata a metà perché a causa degli elevati consensi che stava registrando, dicono i due proponenti, avrebbe finito per “mettere in imbarazzo i vertici del partito”. Al di là delle mozioni e delle iniziative spot, ciò che appare certo, è il leit motiv che vanno comunque ripetendo numerosi deputati della maggioranza, è che la prossima settimana l’asticella dei voti di fiducia sarà più bassa di quelle passate.

 

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