E’ cominciata alle 9:25 a Palazzo Chigi la riunione del Consiglio dei ministri: fra i punti all’ordine del giorno il decreto legge contenente ‘misure urgenti per la crescita’. Dopo il rinvio di due settimane fa, il ministro dello Sviluppo economico e delle infrastrutture Corrado Passera dovrebbe aver risolto il problema della copertura finanziaria al decreto sviluppo che aveva creato qualche incomprensione, poi smentita, tra lui e Vittorio Grilli, viceministro dell’Economia. Secondo le indiscrezioni, nei primi articoli del decreto si modificherebbe la legge di stabilita’ del 2012, in particolare per quanto riguarda la defiscalizzazione nel finanziamento delle infrastrutture.

L’articolo 6 del decreto consentirebbe poi ai Comuni di utilizzare i crediti di imposta sui dividendi delle societa’ che gestiscono servizi pubblici locali per la realizzazione di opere infrastrutturali. Ritornerebbe l’Iva sulle cessioni e le locazioni di nuovi immobili rimasti invenduti. Il bonus Irpef per le ristrutturazioni edilizie salirebbe dal 36 al 50%, con un tetto di 96mila euro fino al 30 giugno 2013. Proroga di sei mesi per l’efficienza energetica: il bonus scende dal 55 al 50% per le spese sostenute dall’1 gennaio al 30 giugno 2013. Il decreto conterrebbe inoltre l’esenzione per tre anni della tassa Imu sugli immobili invenduti. Verrebbe varato anche il piano nazionale per le citta’ con cui realizzare interventi mirati nelle aree urbane degradate con l’obiettivo della riqualificazione urbana con incentivi alla costruzione di alloggi e scuole. Un capitolo importante riguarda gli incentivi alle imprese. Verrebbero cancellate oltre quaranta norme nazionali. Risorse di revoche e abrogazioni confluiranno nel Fondo unico per la crescita che dovrebbe poter contare da subito su 300 milioni. Altri 300 milioni arriveranno da vecchi fondi della programmazione negoziata, circa 1 miliardo potra’ derivare dal Fondo rotativo per le imprese (Fri) della Cassa depositi e prestiti, altrettanto dalle revoche della legge 488 del 1992, resa operativa dal 1996, che stabiliva la politica degli incentivi per le imprese nelle aeree economiche ritenute depresse. Il credito di imposta non riguardera’ gli investimenti ma solo le assunzioni di personale qualificato con un limite pari a 200mila euro ad impresa. Verrebbe cancellata la norma che consente di erogare contributi direttamente dal Ministero dello Sviluppo economico alle imprese tramite le associazioni di categoria. Le risorse saranno concentrate sui consorzi per l’internazionalizzazione e le Camere di commercio all’estero. Il decreto sviluppo dovrebbe contenere una serie di misure preparato dal ministero della Giustizia: tempi certi sulla durata dei processi (sei anni) e risarcimenti con limiti fissi. Verrebbe fissato, in questo contesto, uno stop agli abusi sui ricorsi in Cassazione. Per sbloccare le infrastrutture energetiche, si prevederebbe infine l’intervento della presidenza del Consiglio nel caso di inerzia delle amministrazioni regionali che devono concedere il via libera. Un altro tema affrontato dal decreto riguarderebbe la trasparenza della Pubblica amministrazione. Indiscrezioni riguardano pure la spending review. Enrico Bondi, ex amministratore della Parmalat, nominato commissario ad hoc con il compito di proporre i tagli alla spesa pubblica, ha l’obiettivo di far risparmiare allo Stato 5 miliardi quest’anno (1 miliardo verrebbe investito nelle zone terremotate) e altri 9 nel 2013. Tra i provvedimenti allo studio, c’e’ il taglio delle scorte che avrebbe pero’ un valore piu’ simbolico che materiale rispetto ai risparmi possibili. Le personalita’ sotto tutela sono 585. La loro protezione, solo a Roma, prevede l’impiego di 400 automobili delle forze dell’ordine e di oltre mille persone addette alla sicurezza. Il capitolo piu’ corposo dei provvedimenti di spending review riguarderebbe invece il taglio di alcune centinaia di societa’ e agenzie pubbliche con il conseguente spostamento di personale, insieme alla riduzione delle direzioni e dei dipartimenti dei ministeri accompagnata da un forte ridimensionamento delle strutture burocratiche locali a partire dalle Province che dovrebbero essere abolite gradualmente.

 

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