In Europa ci giochiamo una partita altrettanto importante di quella iniziata in Italia. Mario Monti, durante il vertice a palazzo Chigi con il governatore di Bankitalia Ignazio Visco e alcuni ministri, ha ribadito quale sara’ la linea in questo gennaio denso di appuntamenti cruciali per l’esecutivo. Il premier e’ convinto che dalla crisi dei debiti sovrani si possa uscire solo con l’intervento dell’Unione.

Ma per ottenere cio’, l’Italia deve dimostrare di aver fatto quei ”compiti a casa” chiesti da Angela Merkel. Ecco perche’ il presidente del Consiglio vorrebbe presentarsi all’Eurogruppo del 23 a Bruxelles con in tasca la prima tranche del ‘cresci-Italia’: auspicabilmente con un primo intervento sul mercato del lavoro da varare gia’ nel Cdm orientativamente fissato il 20 gennaio prossimo. Non la riforma complessiva, per la quale – si spiega in ambienti di governo – si vuole procedere con cautela nel negoziato con i sindacati, ma almeno una prima semplificazione della ”giungla” contrattuale vigente. Non e’ detto che ci riesca: ”Tutto dipendera’ da come andranno gli incontri con le parti sociali”, spiega un ministro. Il premier ha lasciato il compito di ascoltare le loro proposte a Elsa Fornero. Sara’ il ministro del Welfare a gestire, almeno nella prima fase, il giro di consultazioni con le parti sociali. Incontri bilaterali, per evitare che il negoziato si complichi con un’inevitabile allungamento dei tempi. Solo successivamente, quando si tireranno le somme, il tavolo potra’ essere unificato. A quel punto, spiegano a palazzo Chigi, anche Monti potrebbe partecipare al confronto, magari congiuntamente con il ministro Passera per le questioni relative all’occupazione. Questo, tra l’altro, lascera’ al premier il tempo di concentrarsi sul confronto con i partiti. In questo complesso negoziato, a palazzo Chigi si confida sulla ‘moral suasion’ di Giorgio Napolitano, che e’ tornato a sollecitare un ammodernamento degli ammortizzatori sociali e un confronto sulle sfide relative al mercato del lavoro. Parole lette a palazzo Chigi come un incoraggiamento a procedere sulla strada delle riforme. Nel frattempo, il premier continua a lavorare sul ‘cresci-Italia’. Prima di partire per il tour de force che lo portera’ in poche settimane a Parigi, Londra, Tripoli, Washington e Bruxelles, Monti ha voluto fare il punto della situazione con Visco, con i ministri Passera (Sviluppo e Infrastrutture) e Moavero (Affari Europei) e con il viceministro Grilli (Economica). Oggetto del vertice, come riferito in una nota, ”l’analisi della Banca d’Italia sui temi delle liberalizzazioni, della crescita e delle questioni europee”. Una lunga riunione, iniziata alle 11 e terminata alle 14:30, nel corso della quale si e’ parlato dei provvedimenti che saranno sul tavolo del Cdm del 20: liberalizzazioni; infrastrutture; internazionalizzazione delle imprese; sblocco dei fondi europei e dei cantieri; semplificazione burocratica; accesso al credito. Ma anche di una prima spending review, anche se quella piu’ corposa richiedera’ un lavoro piu’ lungo. Monti ha confermato che i soldi sono ”pochini” e che i provvedimenti saranno per massima parte a costo zero. L’intenzione, dunque, e’ quella di utilizzare il piu’ possibile fondi strutturali comunitari e il projet financing. Approfittando della presenza di Visco e Grilli, si e’ discusso anche di conti pubblici. Le voci di acquisti da parte della Bce confermano che l’aiuto di Francoforte e’ ancora necessario per tenere a bada lo spread, ormai attestatosi intorno a ‘quota 500′. Valore troppo alto, soprattutto nel lungo periodo. Serve l’intervento dell’Europa, ha ripetuto Monti ai presenti. L’impressione e’ che Roma cerchi la ‘sponda’ di Cameron, Obama e (possibilmente) Sarkozy, nell’offensiva diplomatica che intende promuovere per piegare le resistenze di Berlino nel negoziato sul ‘fiscal compact’, la bozza di intesa raggiunta a Bruxelles. Obiettivo: evitare inasprimenti sul fronte del rigore su debito e deficit, ma anche rilanciare la crescita magari attraverso lo scorporo delle spese per investimenti pubblici. ”E’ l’Europa che deve convincerci, non il contrario”, sintetizza un ministro, dando bene l’idea della partita che l’Italia si gioca a Bruxelles.

 

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