Il governo chiude la riforma del mercato del lavoro e tira dritto sull’articolo 18. “Nessuna marcia indietro” e nessun cedimento a “pressioni”: il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, conferma la determinazione con cui l’esecutivo guidato da Mario Monti ha messo in tasca la riforma.

Articolo 18 compreso: “Non lo aboliamo. Distinguiamo le fattispecie”, evidenzia Fornero, confermando che nei casi di licenziamento per motivi economici, se giudicati illegittimi, ci sarà solo l’indennizzo e, invece, che nei casi di licenziamento disciplinare si affida al giudice il potere di decidere tra reintegro e indennizzo (che in entrambi i casi va da un minimo di 15 ad un massimo di 27 mensilità dell’ultima retribuzione). C’é però l’impegno, come assicura il premier Mario Monti, a riformulare la norma in modo che si evitino “abusi” su presunti motivi economici e, quindi, discriminazioni. L’articolo 18 resta nella sua formula attuale e quindi con il reintegro solo per i licenziamenti discriminatori. Questo, però, non significa che alle imprese “stiamo dando la licenza di licenziare”, ammonisce Fornero, “ci deve essere una chiara, chiarissima presa di responsabilita”. E sugli statali spiega: “Non era nel mio mandato e potere intervenire. Questo non vuol dire che non interverremo. Se ne occuperà il ministro Patroni Griffi”. Fornero parla al termine dell’ultimo tavolo a Palazzo Chigi, domani la riforma andrà in Consiglio dei ministri. Anche la Cgil non cambia la sua idea e conferma il no ad un provvedimento che rende solo “i licenziamenti più facili”. Ma sulle modifiche all’articolo 18 arriva anche il no dell’Ugl, con il segretario generale Giovanni Centrella che insiste sulla possibilità di reintegro nei casi di licenziamento economico. Argomento di dibattito anche per Cisl e Uil. Il leader di via Po, Raffaele Bonanni, che prima del tavolo incontra il presidente del Consiglio Mario Monti, presenta la sua proposta al premier: in caso di contenzioso, se dal processo emergono motivi diversi da quelli economici, ossia discriminazioni, abusi, irregolarità nelle procedure o motivi disciplinari, il giudice annulla il licenziamento. Mentre per il segretario generale della Uil, Lui Angeletti, sottolinea: “evitare che attraverso la motivazione economica si possano fare licenziamenti disciplinari o discriminatori è sempre stato il nostro obiettivo”, ma “l’efficacia” dei cambiamenti annunciati dal presidente del Consiglio “sarà valutata quando conosceremo il testo” sull’art.18. Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, blinda invece la sua posizione contro “ogni ipotesi di indebolimento” in proposito. La riforma, però, come sottolinea lo stesso ministro Fornero non è solo l’articolo 18, è “tutto” l’intervento: dai contratti agli ammortizzatori alle politiche attive per il lavoro. Dall’apprendistato come contratto prevalente di ingresso all’Aspi, la nuova indennittà di disoccupazione, fino alla stretta su tutte le forme che camuffano rapporti di lavoro subordinati per combattere la precarietà. “Noi vogliamo occupazione buona”, evidenzia Fornero. E a chi le chiede se la riforma sia stata scritta “sotto dettatura dell’Ue”, risponde con “un’inequivocabile no”. Ma, assicura, per rendere il mercato italiano più dinamico e inclusivo.

 

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