Passa in Consiglio dei ministri la scure del Guardasigillli Paola Severino, che cancella dalla mappa degli uffici giudiziari italiani 37 tribunali (su 166), 38 procure (su 166) e tutte e 220 le sezioni distaccate. “Una riforma epocale”, l’ha definita il ministro, che in serata è salita al Quirinale per illustrarla al capo delo Stato, Giorgio Napolitano. Ma proteste contro i tagli si levano alte dalla stessa maggioranza che sostiene il Governo, oltre che dall’opposizione, dal territorio e dagli avvocati.
Mentre per il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, la riforma “porterà una risposta di qualità migliore per il cittadino”. Le cancellazioni avrebbero potuto essere ancora più sostanziose senza i criteri stabiliti dal provvedimento, come ad esempio l’obbligo di permanenza del tribunale nei circondari capoluogo di provincia e la cosiddetta ‘regola del tre’ (non meno di tre tribunali e procure per ciascun distretto di Corte di Appello). Ciò, rileva la nota del Consiglio dei ministri, “ha impedito la soppressione di uffici palesemente al di sotto degli standard fissati”, restringendo così “notevolmente l’ambito di intervento sul totale dei 165 tribunali”. Il taglio c’é comunque stato, e non leggero. Il provvedimento, ha sottolineato Severino, “cambia la geografia giudiziaria del Paese, ferma all’epoca dell’unità d’Italia, quando si girava con le carrozze e non con i treni ad alta velocità”. I risparmi previsti saranno nell’ordine di 50 milioni di euro nel triennio 2012-2014. Ma, ha aggiunto, “ci sarà anche un recupero di efficienza, visto che non sono pochi i casi clamorosi di inefficienza, come sedi con 5 unità di personale amministrativo impegnate nel corso di un intero anno ad occuparsi di poco più di un centinaio di procedimenti, usando strutture che costano al cittadino 50 mila euro l’anno”. In sostanza, ha proseguito il Guardasigilli, “si tratta di tagliare rami secchi, cosa di cui ci siamo riempiti la bocca in questi anni”. Ci saranno, ha riconosciuto, “critiche, discussioni, ma non è una resa alla criminalità, anzi è il modo migliore per combatterla e chi dice il contrario è persona non disinteressata”. Sul decreto, ha poi evidenziato Severino, c’é stata “assoluta unanimità del Consiglio dei ministri. Ora spero di convincere la maggioranza in Parlamento: sarebbe comunque un atto di egoismo, di localismo, voler tenere il tribunale sotto casa pur sapendo che è un ramo secco. Ho voluto affidare all’iter del Parlamento eventuali ulteriori modifiche in base a criteri precisi perché non si possa pensare che si è aperto un ‘mercatino’ dei tribunali”. Le commissioni Giustizia di Camera e Senato dovranno nelle prossime settimane dare un parere solo consultivo – ma politicamente vincolante – sul decreto. Le reazioni negative dei parlamentari non si sono però fatte attendere, in primis dai partiti che sostengono il Governo. Per Giuseppe Marinello (Pdl), “é gravissimo l’atteggiamento del ministro Severino: non considerare che alcune zone sono fortemente caratterizzate dalla presenza della criminalità organizzata rappresenta, di fatto, il più grande favore fatto alla mafia sin dai tempi della trattativa ad oggi”. Marilena Samperi (Pd) ha parlato di “occasione mancata: ci saremmo aspettati un lavoro di bisturi mentre, ancora una volta, vediamo usare l’accetta. Con un’azione così draconiana si rischia seriamente di mettere in discussione il buon funzionamento del sistema giustizia e provocarne la paralisi”. Ci sono poi le temute rivendicazioni localistiche, dal Nord al Sud. Tra le cancellazioni più contestate c’é quella del tribunale di Chiavari (Ge), appena costruito. “Un grave danno per i cittadini e per le comunità del Tigullio”, lo ha definito Gabriella Mondello (Udc). Mentre per Michele Scandroglio (Pdl) “é uno scandalo che siano stati spesi 13 milioni e mezzo di euro per costruire una nuova sede del tribunale che non verrà utilizzata”. Vannino Chiti (Pd) e Ida D’Ippolito (Udc) hanno chiesto di salvare il tribunale di Lamezia Terme, zona ad alto rischio ‘ndrangheta. Per difendere il tribunale di Tolmezzo (Ud) e’ poi sceso in campo il governatore del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo. “Da parte del Governo – ha lamentato – c’é una chiusura, andremo allo scontro”. Il governatore del Piemonte, Roberto Cota, ha difeso i ‘suoi’ uffici giudiziari, che, ha sottolineato “non sono né inutili né inefficienti: il taglio viene fatto senza tener conto di quelle che sono le caratteristiche del territorio”. E critiche sono giunte anche da avvocati, sindacati, magistrati. La “riforma epocale” del ministro Severino non avrà quindi vita facile, né in Parlamento né sul territorio.