Il Pd alza nuovamente il tiro su Angelino Alfano e il governo, mettendo altra benzina sul fuoco della tensione con i Pdl. Dopo l’ipotesi di un ‘tagliando a settembre’, il segretario dei democrat Guglielmo Epifani evoca un esecutivo ‘più forte’ e con ‘un profilo più autorevole’ ovvero, si traduce dal Pdl, un ‘rimpasto’ senza Alfano. Uno scenario che, al momento, non sembra rientrare in quello che Enrico Letta sta disegnando.

Tant’é che, tramite il ministro per i rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, fa sapere che all’orizzonte non è previsto alcun rimpasto. “In molti – spiega Franceschini – a cominciare dal Segretario del Pd Epifani, hanno giustamente parlato di un’esigenza di rafforzare il governo. Questo lo vogliamo soprattutto noi che ne facciamo parte ma l’obiettivo si raggiunge lavorando sui punti programmatici che governo e maggioranza insieme si sono dati, a cominciare dalla conversione dei 6 decreti legge già in parlamento e dalle norme in preparazione su Imu, Iva, ammortizzatori sociali e esodati”. Il premier, dopo il voto di ieri al Senato ( che considera come una nuova fiducia al suo esecutivo) lascia trapelare di essere sereno, preferendo ‘andare avanti’, e di volersi concentrare sulla attuazione del programma di governo che – spiegano fonti a lui vicine – ha intenzione di “elaborare con il massimo coinvolgimento dei gruppi parlamentari”. Si infuria, invece, il Pdl contro i Dem. I parlamentari danno vita ad una batteria di dichiarazioni durissime nei confronti di Epifani per difendere il ‘proprio’ segretario: “Mettersi a parlare a luglio di un ‘tagliando’ o di ‘rimpasto’ – minaccia Fabrizio Cicchitto – significa sbagliare strada e infilarsi in un vicolo cieco”. Sullo sfondo ci sono sempre le tensioni interne al Partito Democratico. Le parole di Epifani, infatti, avevano anche l’obiettivo di far rientrare i malumori di chi, tra i democrat, auspica un passo indietro di Alfano dal ministero dell’Interno. E lo scontro sempre più acceso con Renzi e i renziani in vista del Congresso Sul web spunta anche un topic di twitter (una sorta di sigla che gli utenti adottano per indicare un nuovo argomento) che critica la decisione del Pd di non votare la sfiducia ad Alfano: topic che viene rilanciato anche dai ‘dissidenti’ Laura Puppato e Pietro Civati. Le lacerazioni nel partito rischiano di riacutizzarsi. La richiesta di espulsione di tre senatori ‘ribelli’ (a favore della sfiducia) è rientrata dopo un intervento di Epifani ma, probabilmente, rispunterà fuori nella riunione dei dem in programma mercoledì. Letta ha fatto sapere che parteciperà alla assemblea (ed è pronto a intervenire anche alle riunioni di tutti gli altri gruppi dei partiti della maggioranza che lo chiedessero), proprio nel quadro della costruzione di rapporti più intensi e stretti con il Parlamento. Il Pdl prova a giocare sulle divisioni del Pd e rilancia l’appoggio al governo. “Epifani dice che serve un governo più autorevole e forte – tuona Maurizio Gasparri – Bene, lo dica ai suoi compagni di partito che non perdono occasione per mostrarsi in totale disaccordo e anticipare a mezzo stampa o in Parlamento il congresso del Pd. Ieri Letta è stato chiaro e autorevole. Ha chiesto la fiducia per tutto l’operato dell’esecutivo”. Alfano – fa eco Renato Brunetta – “ha incassato l’apprezzamento del Capo dello Stato, del presidente del Consiglio, dell’intero governo”. Al capogruppo del Pdl replica Dario Ginefra. “Il governo Letta per poter fare bene deve avere un forte consenso nel ‘Palazzo’ e nel Paese – afferma il deputato – Nessuno si chiami fuori dalla responsabilità e dagli impegni assunti con gli italiani tramite il presidente della Repubblica”. “Sino ad ora il Pd, generosamente, ha donato ogni stilla di sangue – aggiunge – Lo faccia anche il Pdl il cui operato non può essere insindacabile. Se viene meno la fiducia del Paese non basterà quella del ‘Palazzo’ ed è per questo che il ‘tagliando’ al Governo deve essere vissuto da tutti con serenità”. A fine giornata interviene anche il ministro Flavio Zanonato: “L’obiettivo nostro è sviluppare, far ripartire lo sviluppo del Paese con l’equità sociale. “Il governo durerà finché non se ne proporrà uno più efficiente”.

 

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