Primo giro d’orizzonte sulle misure per la crescita, tavolo con le parti sociali, definizione del ‘cronoprogramma’ per dare attuazione certa alle riforme varate. Comincia l’autunno ‘caldo’ per il governo Monti, impegnato in un’agenda che vuole spazzare via le accuse di immobilismo piovute da più parti,

dimostrando che la spinta propulsiva non si è esaurita. Non a caso, ambienti di governo spiegano che la parola d’ordine è “fare in fretta”. L’appuntamento centrale è fissato per il 5 settembre, quando al Consiglio dei ministri ci sarà un primo giro di tavolo sul decreto bis per lo Sviluppo, a cui lavorano i tecnici del ministero di Corrado Passera: si tratta di misure attese da tempo, sulle quali però si è registrato un certo rallentamento. Dall’agenda digitale, con gli ostacoli incontrati nella nomina dei vertici dell’Agenzia, ai provvedimenti a favore della nascita di nuove start up; dagli strumenti per l’attrazione degli investimenti diretti esteri fino, forse, alla carta d’identità elettronica, tema sul quale è stato lo stesso premier a volere una forte accelerazione dopo decenni di incertezze che hanno coinvolto vari governi del passato. Mercoledì prossimo, tuttavia, i ministri si limiteranno a un giro di tavolo, visto che, secondo quanto si apprende, il decreto vero e proprio arriverà solo tra il 15 e il 30 settembre. Indicazioni utili, in ogni caso, giungeranno lo stesso 5 settembre dalle associazioni datoriali, attese a Palazzo Chigi per un incontro centrato proprio sulla crescita, mentre la settimana successiva sarà la volta dei sindacati. L’obiettivo, oltre a riprendere il dialogo con l’economia reale dopo una lunga estate dedicata soprattutto alla gestione della crisi finanziaria internazionale, è anche quello di rilanciare il dialogo imprese-sindacati sui modelli-contrattuali. Il lavoro da fare per rispettare gli impegni presi con l’Europa e con gli italiani (dopo il Cdm fiume del 24 agosto che ha messo nero su bianco l’agenda per i prossimi mesi) non manca, ma l’esecutivo è chiamato anche a uno sforzo per evitare che le misure già prese rimangano lettera morta. Si tratta della definizione del ‘cronoprogramma’, vale a dire le date previste per i decreti di attuazione delle decisioni già prese. E nel cdm di mercoledì, secondo quanto si apprende, saranno appunto consegnate ai ministri le schede del cronoprogramma, messe a punto nei giorni scorsi dalla task force composta dal sottosegretario Catricalà e dai ministri Giarda e Patroni Griffi. Particolarmente coinvolto è il ministero del Lavoro, la cui riforma prevede due tasselli importanti che devono ancora essere organizzati, le politiche attive da avviare di concerto con le regioni e l’attivazione del monitoraggio della riforma, che sarà avviata sul modello tedesco. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, sta seguendo il dossier dei vari ministeri da vicino e, in un’intervista al Messaggero, assicura che “entro fine anno” verranno varate 360 norme

 

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