Il sì definitivo alla sua candidatura ancora non arriva (“dovrete aspettare”) ma poco ci manca visto che Antonio Ingroia parla ormai da politico consumato battezzando il suo “nuovo polo” al teatro Capranica di Roma, “l’unico alternativo al Berlusconismo, al Montismo”. E senza mezzi termini l’ex pm chiede un passo avanti alla società civile e un passo indietro ai politici: ad Antonio Di Pietro, Oliviero Diliberto, Paolo Ferrero e Angelo Bonelli in sala ad ascoltarlo, in sintesi tutti i cespugli a sinistra del Pd (Vendola escluso).
Secondo Ingroia, il modo migliore per far fare un passo avanti alla società civile è quindi fare un passo indietro. Specificando che ciò non significa sparire, perché- dice – “vi vogliamo con noi nella battaglia”. Il “‘nuovo polo, non e’ secondo a nessuno” – dice – “non deve essere un collage, un’accozzaglia di colori, un arcobaleno, ma una nuova identità che nasce e che dobbiamo portare a sintesi unitaria. E poi Dobbiamo osare. Apriamo il libro dei sogni – dice – non vogliamo un polo giustizialista e manettaro. Da Ingroia arriva quindi la disponibilità a scendere direttamente in campo: “se riusciamo a realizzare tutto questo, sono disponibile a candidarmi per portare questa battaglia avanti anche in parlamento. E in attesa della sua discesa “chiama” Landini e Santoro:” Abbiamo bisogno di associazioni, sindacati dei cittadini, di partigiani della Costituzione”. E si rivolge quindi al segretario della Fiom. ” Il primo a cui mi rivolgo è Maurizio Landini. Poi si appella anche a Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, don Luigi Ciotti, Michele Santoro e Sandro Ruotolo. “Non è un invito a candidarsi – spiega – ma l’invito ad accompagnarci al nostro fianco. Se poi volete candidarvi, ancora meglio”. Ingroia si dichiara disposto al confronto con il Pd. “Da questa assemblea di oggi – dice – io chiedo un confronto con il segretario del Pd Bersani e chiedo un confronto senza pregiudizi. Lo chiedo perché conosco molte personalità del Pd che hanno le mie idee. E lo faccio con l’orgoglio della nostra autonomia come polo politico in costruzione”. Quanto a chi lo accusa di essere un magistrato politicizzato, Ingroia lancia la sua sfida: “Dobbiamo respingere chi dice che se fare politica per un magistrato significa che tutte le indagini sono politicizzate, non dobbiamo avere paura di questo argomento”. “Non è una prova della politicizzazione delle indagini il fatto che un pm si candidi ad una carica politica – ha aggiunto Ingroia – lo si deve dimostrare al fine delle indagini. Io so solo che il senatore dell’Utri, non lo chiamo signore, è stato condannato per associazione mafiosa, allora dov’é la politicizzazione della mia indagine se poi la condanna é stata definitiva?”. In mattinata in una lettera a Lucia Annunziata Ingroia riferendosi anche al movimento di De Magistris che lo aveva ringraziato per il suo impegno definito “un atto di grande generosità” aveva chiarito: “l’arancione è un bellissimo colore, come lo è il rosso che mi appiccicavano sulla toga, con una certa malizia, diciamo. Ma Sorensen diceva: ‘mettetemi un’etichetta e sarò un uomo finitò. Direttore, non mi faccia finire subito, almeno non prima di questo pomeriggio…”.