Bersani critico con il governo; Alfano all’attacco del Pd; Casini e l’Udc che mediano; Di Pietro che attacca Monti (”un padrone arrogante”); e la Lega che prova a mettersi di traverso. La riforma del lavoro rischia di spaccare la maggioranza. E, per la prima volta, mette in difficolta’ il governo. Le riserve del segretario del Pd sull’articolo 18 danno la stura alle reazioni del Pdl, che invece difende a spada tratta la proposta avanzata dal governo. Alfano arriva addirittura a sfidare il Pd, spiegando che ”Bersani deve prima vincere le elezioni, se vuole fare le riforme con il suo governo”.
Ma e’ meglio che non si faccia ”dettare l’agenda dalla Cgil”. ”Noi – spiega il segretario del Popolo della Liberta’ – non accetteremo di votare una riformetta al ribasso”. Ma la provocazione di Alfano piuttosto che dividere i democratici, riesce nell’impresa di ricompattarli attorno al loro segretario. ”Alfano misuri le parole e ci risparmi toni di sfida – tuona Rosy Bindi – Se pensa di dare ultimatum al Pd, sappia che cosi’ non si va lontano e comunque, in caso di elezioni, che non ci spaventano, sarebbe il Pd a vincere”. ”Chiediamo rispetto a Monti e anche a chi con noi lo sostiene in Parlamento”, conclude la presidente dell’assemblea del Pd. Ma ormai tra Democrats e Pdl sono scintille. L’ex ministro Renato Brunetta invita ”Bersani a non imporre a Monti la linea della Fiom”. Il Pd replica a sua volta. Nel pomeriggio i due partiti di maggioranza si scambiano accuse. Il ‘dibattito’ ha il merito di evidenziare ancora una volta i punti di distanza tra i due partiti. Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pdl, invita il Pdl ad ”abbassare i toni” e rimarca l’inopportunita’ di ”voler forzare la mano su questioni delicate quali il lavoro, ma anche la giustizia e la corruzione”. Un messaggio lo invia anche al governo: ”Il Pd pensa che il decreto legge non sia lo strumento utile” per la riforma della giustizia. Proprio l’opposto di quanto afferma l’ex ministro Altero Matteoli che invoca la necessita’ di un dl e accusa gli ‘alleati’ di maggioranza di ”aver gettato la maschera”. La Lega Nord osserva con interesse le ‘diatribe’ dei due litiganti: ”C’e’ una battaglia all’interno della maggioranza – afferma il capogruppo alla Camera, Gianpaolo Dozzo – Lo sbandierato accordo fra Alfano, Bersani e Casini con Monti appare meramente illusorio”. Per Dozzo ”le posizioni di Bersani e Alfano appaiono inconciliabili” e ”queste contrapposizioni possono portare a conseguenze sulla tenuta stessa del Governo”. Le difficolta’ della maggioranza rinvigoriscono Antonio Di Pietro. Il leader dell’Idv prova a giocare sulle divisioni interne al Pd: ”Gia’ da ieri” dovevano prendere una posizione netta – spiega – contro ”questa riforma che cancella l’articolo 18 e i diritti dei lavoratori”. Se non lo fanno ”dimostrano di non avere pi— il contatto con la realta’ ”. Parole nette che fanno il paio con la decisione di candidare Leoluca Orlando come sindaco a Palermo in contrapposizione a quello del Pd. Quanto alla riforma, Di Pietro si schiera su posizioni radicali: ”E’ l’atto arrogante di prepotenza del nuovo padrone, sobrio, ma sempre padrone – dice – Monti che fa Berlusconi o fa un passo indietro con umilt… o deve fare le valigie e andare a casa”.