Cauta apertura sulla rateizzazione dell’Imu, a condizione che non penalizzi i comuni e non modifichi i saldi; disponibilita’ a valutare miglioramenti sul ddl lavoro, ma senza stravolgere l’equilibrio di una riforma cruciale anche per la crescita; disponibilita’ a raccogliere suggerimenti anti-recessivi, ma nella consapevolezza che non ci sono ricette magiche per far ripartire l’economia. Questa, in estrema sintesi, la posizione con cui Mario Monti si appresta ad affrontare una settimana delicatissima per l’Esecutivo.
Il primo a cogliere segnali preoccupanti e’ lo stesso presidente del Consiglio. A chi ne ha raccolto le confidenze il premier ha parlato di ”clima delicato” in Parlamento. Deve aver colto le fibrillazioni che scuotono le forze politiche, dai singoli parlamentari fino ai vertici. Ecco perche’ vuole mettere quanto prima le cose in chiaro con i leader di Pdl, Pd e Udc. Martedi’ sera, nella cena con Alfano, Bersani e Casini (ABC), il presidente del Consiglio vuole sgombrare il campo dagli equivoci, ribadendo la sua posizione di fronte ad una situazione estremamente delicata sul fronte economico. A cominciare dalla riforma del lavoro. Il professore considera il ddl cruciale per il Paese, anche sul fronte della crescita. ”Ridurre il precariato e la disoccupazione giovanile significa dare piu’ prospettive ai consumi”, spiega una fonte governativa che sottolinea come questo sia solo un esempio di come la riforma, nel suo complesso, abbia proprio nello sviluppo uno dei suoi obiettivi. Cio’ non significa non aprire il testo a possibili miglioramenti, soprattutto sul lato della flessibilita’ in entrata, cosi’ come chiesto dal Pdl e da Confindustria. Anche se, precisa la stessa fonte, ”migliorare non significa stravolgere”. Ecco spiegate le parole di Elsa Fornero che non ha fatto altro che esporre la posizione del premier: se la riforma non dovesse passare andremmo a casa, ha detto. Parole che hanno messo in secondo piano la precedente apertura dello stesso ministro: ”Nessuno dice che sia intoccabile”, ha precisato rivendicandone pero’ ”l’equilibrio” complessivo. Ma la stessa Fornero non ha lesinato l’ennesima stoccata agli imprenditori sostenendo che gli esodati sono ”creati” dalle imprese. Parole che, come conferma la reazione stizzita di Confindustria, confermano la persistente tensione fra governo e Viale dell’Astronomia. Ma la priorita’ di Monti, ora, e’ la maggioranza. Vuole ritrovare un modus operandi con i partiti perche’ teme che cosi’ non si possa andare avanti. Da qui il desiderio di siglare una specie di tregua, o ‘patto’ se si vuole, per puntellare una maggioranza che appare troppo rissosa e sfilacciata per garantire il sostegno a un governo impegnato a fronteggiare una situazione difficile. La prima cosa che chiedera’ Monti, dunque, e’ trovare un nuovo accordo sul lavoro che questa volta, pero’, sia definitivo e garantisca un iter spedito in Parlamento. Per farlo e’ pronto a qualche concessione al Pdl sul fronte della flessibilita’ in entrata, senza pero’ mettere in discussione il difficile compromesso sull’uscita (a cominciare dall’art. 18). Poi ci si dovra’ dedicare alla crescita. Su questo fronte, pero’, Monti ha un’opinione chiara: ricette magiche non ce ne sono e il rilancio del Paese poggia sull’interazione di un pacchetto ampio di riforme, in parte gia’ avviate. Nessun coniglio dal cilindro, dunque. E nessun vertice speciale dei ministri economici in vista, spiegano a palazzo Chigi. E anche dal Cdm di lunedi’ non dovrebbero uscire grandi sorprese: e’ vero che, come ha confermato il sottosegretario Vieri Ceriani, la delega fiscale conterra’ la possibilita’ di istituire un fondo ‘taglia tasse’. Ma al di la’ dei tempi lunghi dello strumento legislativo, sara’ (per ora) un contenitore vuoto anche per volonta’ di Vittorio Grilli, timoroso dell’assalto alla diligenza. Insomma, la strada della crescita e’ in buona parte ancora da costruire.