Mario Monti prende tempo. La situazione economica non è facile e di fronte al pressing del Pdl, agli avvertimenti del Pd, alle richieste di Confindustria, il presidente del Consiglio assume un atteggiamento attendista senza con questo chiudere a possibili modifiche della riforma del lavoro.

L’ipotesi di un incontro del Professore con i leader della maggioranza, circolata con insistenza nei partiti tanto da essere già pronti al vertice, è sfumata. E’ inutile vedersi se prima non si hanno ben chiare le proposte dei singoli partiti, sarebbe stata la spiegazione che Monti – riferiscono fonti parlamentari – avrebbe dato per ‘sconvocare’ l’incontro, dando un generico appuntamento ai prossimi giorni. L’unico leader incontrato dal premier è stato il segretario del Pdl. Angelino Alfano ha chiesto sostanzialmente due cose: che l’Imu diventi una ‘una tantum’ pagabile a rate e che il ddl sul lavoro sia modificato, per consentire una maggiore flessibilità in entrata e venendo così incontro alle richieste di Confindustria. Richieste di fronte alle quali il premier – almeno stando a fonti parlamentari del Pdl, confermate in ambienti di governo – pur senza sbilanciarsi troppo, non avrebbe opposto un secco no, ma anzi – ed è questa forse la novità – si sarebbe detto pronto a riflettere su possibili modifiche. E dopo aver invitato il Pdl a presentare gli emendamenti, sottolineando che c’é tempo fino a venerdì della prossima settimana per farlo, Monti si sarebbe impegnato in un ruolo di mediazione per cercare di conciliare le diverse richieste provenienti dai partiti. Nel farlo, però, avrebbe ricordato che suo compito è quello di mantenere il più possibile l’equilibrio del testo e avrebbe ribadito la necessità di tenere conto anche della posizione del Pd, dove tra l’altro convivono diversi orientamenti in materia. Insomma, stando alle poche indiscrezioni trapelate, il governo sarebbe passato dalla posizione ‘toccare il meno possibile’ ad una leggermente più disponibile a venire incontro alle richieste del Pdl e degli industriali, forse per compensare quanto è stato concesso a Pd e Cgil in tema di articolo 18, su cui Monti non vuole riaprire la partita. Il tutto, però, senza per questo trovarsi ad affrontare nuovi veti da ‘sinistra’. Del resto, così facendo, Monti terrebbe fede al quel principio, scontentate tutti in egual misura, che ha guidato la sua politico rispetto alla “strana” maggioranza che lo sostiene. “Stiamo lavorando per il futuro – avrebbe detto Monti ad Alfano – non ci dobbiamo far prendere dall’ansia: dobbiamo essere freddi e guardare a una prospettiva di lungo periodo”. Meno disponibile, invece, sarebbe apparso il professore sul fronte dell’Imu: la richiesta pidiellina di rateizzare la tassazione sugli immobili e addirittura di sospenderla dopo il 2012 si scontra con le esigenze di cassa del governo che deve rispettare l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013, nonostante un Pil che rischia di essere di un punto inferiore alle previsioni (il dato si dovrebbe conoscere lunedì quando il Cdm dovrebbe varare il Def). Non è dato sapere se Alfano abbia posto sul tavolo anche i nodi della Rai, delle frequenze Tv (tanto care al Cavaliere) e della giustizia. Ma è difficile che l’ex Guardasigilli non ne abbia fatto perlomeno cenno, vista l’importanza che Silvio Berlusconi attribuisce a questi dossier. Ma su questo, almeno a quel poco che si è appreso in ambienti di governo, il professore sarebbe stato abbottonatissimo.

 

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