Al momento, dopo il pesante scontro di ieri tra Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, i contatti tra gli sherpa sono interrotti. Nessun incontro è in agenda per domani, ma la prossima settimana sarà decisiva per capire se si potrà arrivare ad un accordo sulla legge elettorale, con il Pd disposto a chiudere con una soglia del 40 per cento ed un ‘premietto di consolazione’ del 10 per cento al primo partito, su cui oggi il leader Udc apre.

“E’inaccettabile mettere l’Italia all’avventura togliendole ogni possibile governabilità”, tiene il punto il leader Bersani. Per descrivere “l’arroganza” di Pdl-Udc e Lega, che con “un colpo di mano” hanno approvato la soglia al 42,5 per cento per ottenere il premio di maggioranza, il leader del pd cita la favola di Fedro del lupo e dell’agnello. E nega l’isolamento del Pd, accusato di volersi tenere il Porcellum: “Chi ci descrive come una forza isolata, non comprende la pubblica opinione”. Il Pd, chiarisce Bersani al netto degli attacchi, è disponibile al confronto “se si vuole trovare un accordo” che eviti di trasformare le elezioni in una “palude” senza un vincitore chiaro e con l’unico obiettivo di spianare la strada al Monti bis. Scenario su cui oggi il segretario Pd trova un alleato imprevisto: il segretario Pdl Angelino Alfano. L’ipotesi di una nuova larga coalizione, guidata dal Professore, “non esiste – chiude Alfano – proprio perché non intendiamo fare accordi con Bersani e la sinistra”. Ma se l’analisi è simile, il modo come arrivare ad un chiaro vincitore la sera del voto non è lo stesso per Pd e Pdl. Dal vicecapogruppo Pdl al Senato Gaetano Quagliariello arrivano tre no che pesano: no ad “accordi tra due soli partiti”; no ad un premio di coalizione “eccessivo”; e no a “premi truffa” per il primo partito nel caso in cui nessuno raggiunga la soglia del 42,5 per cento. Si vedrà se le distanze riusciranno ad accorciarsi in settimana. Una mano tesa arriva intanto da Casini, che sul premio del 10 per cento, chiesto da Bersani, spiega: “Eravamo d’accordo prima, siamo d’accordo oggi, saremo d’accordo domani”. Ma per il leader Udc, deve essere chiaro che “non esiste che il centro sia subalterno alla sinistra”. Bersani e Casini, a quanto si apprende, avrebbero avuto dei contatti, e il leader Udc avrebbe invitato Bersani a non tirare la corda. Ma il segretario Pd non è intenzionato a mollare e se non si arriverà ad un accordo è pronto a un “vietnam parlamentare” per cercare di far saltare una legge che, a suo avviso, “fa male al paese e non al Pd”. D’altro canto, il Bersani non vuole rinunciare ad un rapporto con i centristi che potrebbe preludere ad un patto di governo dopo il voto. E in questa direzione lanciano l’ultimatum i moderati del partito. “Bersani – afferma Beppe Fioroni, ‘grande elettore’ del leader Pd alle primarie – deve costruire l’alleanza con i moderati perché il solo patto con Sel non ci farà vincere. Se non sarà così, saremo costretti a fare altre valutazioni”.

 

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