Il momento è molto delicato, gli esiti possono essere imprevedibili, ma credo che il governo possa in qualche modo resistere all’inevitabile tempesta che ci aspetta. Chi ha sentito Enrico Letta parla di “ragionata serenità” del presidente del Consiglio di fronte alla sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna di Silvio nel processo Mediaset. In un comunicato diffuso in serata, il capo del governo si limita ad un generico appello al senso di responsabilità: “La strada maestra è il rispetto per la magistratura e per le sue sentenze”, premette il premier sottolineando la sua “piena adesione alle parole del presidente Napolitano”.

Per il “bene” del Paese, sottolinea Letta, “è necessario ora che, anche nel legittimo dibattito interno alle forze politiche, il clima di serenità e l’approccio istituzionale facciano prevalere in tutti l’interesse dell’Italia rispetto agli interessi di parte”. Parole che arrivano al termine di una giornata di snervante attesa. Che Letta cerca di ingannare concentrandosi sui provvedimenti allo studio del governo. Rimane chiuso a palazzo Chigi tutto il giorno. Nel pomeriggio, quando i giudici sono già chiusi in camera di consiglio, accoglie Saccomanni, Franceschini e Bray. Con loro esamina i prossimi provvedimenti ed in particolare i dossier sul tavolo del Consiglio dei ministri di domani. Un modo per dimostrare, anche plasticamente, che il governo continua a lavorare. Il comunicato di convocazione del Cdm esce proprio mentre i togati entrano in aula: fra i punti all’ordine del giorno un decreto per il rilancio della politica dei beni culturali e del turismo. Ma l’attivismo del capo del governo non significa ignorare le conseguenze, enormi, di quanto avvenuto. Quando il presidente della Suprema Corte Antonio Esposito legge la sentenza, il presidente del Consiglio è solo. I ministri sono andati via, ma Letta rimane incollato ad una delle tante dirette dal ‘palazzaccio’. “E’ cambiato il mondo e comunque vada vent’anni di storia politica italiana sono alle spalle”, commenta un parlamentare che lo sente regolarmente. “Ora balleremo parecchio ma nessuno, nè nel Pdl nè nel Pd ha interesse a rompere; non ora”, aggiunge un’altro ‘lettiano’. “Berlusconi ha gli stessi sondaggi che abbiamo noi e sa perfettamente che gli italiani hanno altre priorità: dal lavoro alla riduzione della pressione fiscale. Far cadere il governo ora, rinunciando ad intervenire su Imu, Iva, esodati e lavoro, scontenterebbe tutti: sia gli elettori del Pdl che i nostri”, aggiunge il deputato. Analisi che Letta condivide. “La linea non cambia”, confermano fonti di palazzo Chigi, ribadendo quanto ripetuto in queste settimane dal premier: le vicende giudiziarie “vanno tenute separate da quelle politiche”, non ci sono “terremoti in vista” e “l’Italia e’ stabile”. Una convinzione – ma forse sarebbe meglio dire un auspicio – che il premier ribadisce in privato: “Sa bene che le tensioni aumenteranno, ma se riuscissimo a ‘scavallare’ l’estate potremmo superare questo momento di profonda difficoltà e incertezza”, rileva un parlamentare che gli ha parlato dopo la sentenza. Ma la strada resta stretta. Tutto dipenderà dall’atteggiamento di Berlusconi e dalla reazione del Pd: “Se il Cavaliere eviterà reazioni scomposte, come manifestazioni di piazza contro la magistratura o ‘Aventini’ in Parlamento, anche quanti nel Pd tifano contro il governo non avranno pretesti per tentare la spallata”, spiega la stessa fonte. Nel frattempo però il governo deve reagire nell’unico modo che può garantirgli maggiori chance di sopravvivenza: e cioè varando quei provvedimenti promessi sia agli elettori di centrodestra che a quelli di centrosinistra.

 

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