Una precisazione del Ministro di Giustizia Severino (i magistrati sono stati informati con una relazione e sono state date indicazioni restrittive) e un furioso attacco del Pdl a Sonia Alfano e Giuseppe Lumia, la prima che guida l’Antimafia europea, l’altro che ha guidato quella del Parlamento italiano. Il contendere che ha fatto scattare la rabbiosa polemica politica dopo un articolo del Corriere non è da poco: colloqui nel carcere di Parma con Bernardo Provenzano per invitarlo a pentirsi, ad aprire il confronto con lo Stato sulla base della normativa premiale prevista per i pentiti. Nell’articolo sono riportati anche i virgolettati delle battute scambiate tra Provenzano e i due parlamentari.
Probabilmente i virgolettati e l’elenco dei boss incontrati erano contenuti nella relazione inviata nei giorni scorsi dal ministro ai magistrati e che contiene un richiamo e una indicazione a futura memoria: nei colloqui tra parlamentari e detenuti non si può parlare di inchieste in corso e ciò vale ancor più per chi è sottoposto al regime del carcere duro previsto dal 41 bis del regolamento carcerario. Il ministro ha dato disposizioni precise sollecitando da parte dei direttori delle carceri l’intervento diretto o l’interruzione della conversazione qualora essa “travalichi i limiti della visita e si trasformi in colloquio su procedimenti in corso”. Le accuse del Pdl, sciorinate da Gaetano Quagliariello, Osvaldo Napoli, Fabrizio Cicchitto, Beatrice Lorenzini, Maurizio Gasparri, e tanti altri si sostanziano in una accusa ai due parlamentari: non possono fare “colloqui investigativi”, né supplire al ruolo dei magistrati ma solo controllare lo stato di salute e di detenzione dei boss, nulla di più, cosa questa ricordata anche dall’avvocato di Provenzano. La stessa scelta degli interlocutori principali, Provenzano, incontrato almeno 2 volte e il fallito tentativo di parlare con Filippo Graviano, indicano per il Pdl il livello “politico” della iniziativa dei due che mirerebbe a riaprire il fronte dei “mandanti politici” delle stragi visto che più volte si sono fatti i nomi di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. Cicchitto ricorda che i “colloqui investigativi” per “saggiare” un possibile pentimento spettano alla Procura nazionale antimafia e non certo ai parlamentari. Averlo fatto con detenuti sottoposti al 41 bis e in stretto dialetto siciliano è una ulteriore “aggravante” politica. “Alfano e Lumia rispettino la legge”, dicono Quagliariello e Cicchitto chiudendo un pomeriggio di dure polemiche. I due “incriminati” si difendono dicendo di aver solo sollecitato i boss, e in particolare l’ottantenne Provenzano, a pentirsi, nulla di più. Una semplice e doverosa sollecitazione senza alcun secondo fine. “Le trattative le hanno fatte e temo continuino a farle altri. E’ fin troppo evidente, a questo punto, che qualcuno in questo Paese non vuole la verità e continua ad adoperarsi, in una trattativa che evidentemente prosegue ancora oggi, per impedirne, in ogni modo, il raggiungimento”, replica l’Alfano. Beppe Lumia ricorda di essere stato condannato a morte da Cosa Nostra: “E’ incredibile: avere richiamato la legge dello Stato sulla collaborazione di giustizia, ripeto una legge dello Stato, getta nel panico molti esponenti del centrodestra. Chi ha paura della collaborazione di Provenzano? Meglio la più terribile e amara verità che l’omertà e il silenzio. In questa battaglia bisogna essere pronti a tutto. Nessuno mi fermerà, andremo avanti rispettando le regole. Non mi lascerò intimidire”.