Il Senato ha concesso l’autorizzazione per l’arresto di Luigi Lusi, l’ex tesoriere della Margherita, con 155 si’, 13 no e un astenuto. Una decisione in qualche modo sofferta, anticipata tra l’altro da un dibattito serrato a palazzo Madama nel corso del quale lo stesso Lusi ha chiesto di non essere individuato come “capro espiatorio” davanti “ai forconi della piazza” o come “il colpevole per tutte le stagioni dentro una vicenda che e’ pluridecennale”.
La votazione a palazzo Madama e’ stata palese e il Pdl ha deciso di non partecipare al termine di una lunga riunione del gruppo: “Non partecipiamo a regolamenti di conti che riguardano altri”, ha sottolineato il presidente del Pdl al Senato Maurizio Gasparri. Una scelta cui non si sono adeguati alcuni senatori manifestatamente contrari all’arresto di Lusi come Marcello Dell’Utri, Pietro Longo e Marcello Pera. L’ex presidente del Senato, in particolare, prendendo la parola in aula ha parlato di “fumus mifestae inutilitatis: de il giudizio puo’ essere celebrato, perche’ arrestarlo?”. Anche Francesco Rutelli, “come parte offesa nel procedimento penale contro Lusi”, non ha partecipato alla votazione. Ad animare la discussione ci ha pensato anche l’ipotesi di chiedere il voto segreto, possibile in caso fosse arrivata alla presidenza una richiesta in tal senso di almeno 20 senatori. A pochi minuti dall’inizio della seduta era stata il presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro a a rivolgersi al Pdl: “In questa circostanza tutti devono assumersi la responsabilita’ di decidere in modo netto, chiaro e trasparente. Il Pd e’ compatto e, pur dovendo registrare qualche assenza giustificata, si esprimera’ a favore della detenzione di Lusi”. Nel suo discorso prima del voto, l’ex tesoriere della Margherita si e’ difeso chiedendo tra l’altro la segretezza. “Ho sempre detto che mi assumo per per intero le mie responsabilita’ morali e politiche davanti a questa assemblea e davanti al Paese. Ma, per le responsabilita’ penali” servono “le garanzie di un giusto processo senza inutili e devastanti forzature che possono appagare l’ondata di antipolitica crescente”. Lusi ha confermato le sue argomentazioni, a partire da quella che i vertici della Margherita fosse al corrente della gestione finanziaria: “C’era un patto fiduciario che non ha mai subito contestazioni formali e sostanziali da chi lo aveva organizzato e proposto, condividendolo e utilizzandolo per anni”, ha detto. L’ex tesoriere, sempre a questo proposito, ha aggiunto: “Se un organismo dirigente nega quel rapporto fiduciario allora ci si trova in una situazione del tutto inedita”, perche’ “non e’ mai stato dato di assistere a dirigenti che inondano Tv, stampa e la Procura con dichiarazioni per cui nessuno di loro abbia mai saputo delle attivita’ gestionali del partito”. Lusi ha annunciato che proporra’ “alla magistratura di affidare i beni immobili al consorzio dei 17 comuni dei Castelli romani perche’ li mettano a disposizione dei cittadini” e si e’ scusato: “Sento dovere di pronunciare parole di personali scuse, un simbolico gesto di riparazione per la difficile situazione in cui versa la societa’ italiana in un momento difficilissimo come quello attuale di crisi”. Poi, ha spiegato che non avrebbe partecipato al voto e non ha risparmiato critiche a Francesco Rutelli: “Registro l’anomalia di un traffico telefonico senza precedenti che ha visto parte chiamante il senatore Rutelli con l’obiettivo di far ritirare firme gia’ apposte per la richiesta del voto segreto” e “penso che alcuni colleghi senatori dovrebbero esercitare la facolta’ di non partecipare a questo voto proprio perche’ direttamente chiamati in causa nel procedimento penale che mi vede indagato”. Nel merito, Lusi ha contestato la richiesta della magistratura nei suoi confronti: “Sono stato elevato a capo di una associazione a delinquere per la quale occorrono tre persone, dunque e’ stato necessario associare i commercialisti della Margherita, del Pd e dell’Api -ha detto-. Difficile non vedere una forzatura nel provvedimento cautelare, che assume un carattere vessatorio anche per la revoca dell’arresto per i comercialisti, senza i quali non si sarebbe potuto evocare il patto e la associazione”. Poco prima, il presidente della Giunta per le autorizzazioni del Senato, Marco Follini, aveva argomentato il si’ alla richiesta dei magistrati: “Siamo davanti ad un passaggio cruciale. Non dobbiamo riconciliare il Parlamento con il Paese e con i suoi umori difficili. Dobbiamo riconciliare il Parlamento con le convinzioni piu’ profonde e piu’ autentiche di parlamentari della Repubblica. Per queste ragioni, con questo spirito la giunta chiede all’Aula di confermare il suo voto che autorizza le misure cautelari chieste nei confronti del senatore Lusi”. Una volta incassato al si’ al suo arresto, Lusi ha lasciato il Senato e si e’ diretto a casa sua a Genzano in attesa dell’esecuzione della misura cautelare nei suoi confronti: “Non mi sento un capro espiatorio, sono una persona che sta vivendo un incubo e chiedo di essere rispettato per questo -ha detto dopo la votazione-. Se me lo chiederanno” diro’ “una marea di cose” ai magistati. Ed e’ evidente” che si e’ giocata una partita piu’ ampia. Poi ha concluso: “Non mi dimetto perche’ voglio combattere. Ora lasciatemi andare dove devo andare”.