L’intesa sulla manovra bis si avvicina. L’appuntamento è per domani mattina ad Arcore, con Bossi, Berlusconi e Tremonti che avranno una giornata per trovare la quadra e depositare in Senato gli emendamenti al decreto da 45 miliardi entro le otto di sera.
In queste ore si lavora a tutti i livelli e il portavoce del premier Paolo Bonaiuti dice: “L’intesa è vicina, sarà perfezionata da Berlusconi e Bossi nel loro incontro”. Ottimismo anche nella Lega, anche se su alcune misure – come aumento dell’Iva e patrimoniale anti-evasione – l’accordo non è ancora blindato. Il Carroccio si presenterà con una serie di emendamenti scritti da Calderoli dopo aver trattato per conto di Bossi con Alfano e Berlusconi. Ma in parte non corrispondono pienamente al testo finale depositato sulla scrivania del premier ad Arcore. Inoltre nemmeno Tremonti li conosce nel dettaglio. Si dovrà trattare.
IVA AL 21%. La richiesta veniva dalla Lega, ma è stata abbracciata presto anche da governatori e sindaci del Pdl: i sei miliardi all’anno di tagli agli enti locali vanno ridimensionati. Probabilmente saranno dimezzati. Ma per lasciare invariati i saldi della manovra servono misure compensative. Berlusconi ha immaginato un aumento di un punto di Iva che varrebbe più di 4 miliardi all’anno. Nelle carte fatte preparare dal premier in vista del vertice di domani l’aumento c’è: tra i beni tassati al 20% tocca solo quelli che “hanno un prezzo unitario alto”. Una misura che però porterebbe a quattro le aliquote (4-10-20-21%), con il timore di una bocciatura da parte dell’Ue. Si studia per capirne la fattibilità. Peccato che nel pacchetto di emendamenti padani l’aumento non ci sia: “Possiamo alzarla in un momento successivo – spiega uno sherpa lùmbard – se il gettito delle varie misure della manovra si rivelasse più basso del previsto”. Insomma, un “paracadute” per far quadrare i conti. Tremonti, inizialmente contrario, ora sull’aumento dell’Iva inizia a ragionare ed è pronto a proporre un compromesso, ovvero che parte del gettito venga conservato in un fondo per finanziare una successiva riforma fiscale, quella delle tre aliquote Irpef più basse per tutti. Argomento che potrebbe convincere il premier.
TASSA CONTRO GLI EVASORI. L’idea di una patrimoniale contro l’evasione fiscale l’hanno partorita Calderoli e Giorgetti. Stimano possa far incassare tra i 5 e i 7 miliardi all’anno salvando i tagli agli enti locali. Prevede di incrociare il valore dei patrimoni con le dichiarazioni dei redditi. Chi ha pagato tasse in linea con i beni posseduti non verserà un ulteriore centesimo all’erario, chi invece ha denunciato poco pagherà fino al 5% del proprio patrimonio. Il problema, politico, è presto detto. I colonnelli leghisti ieri pomeriggio giuravano che era il cardine del loro pacchetto di misure. Ma Berlusconi ha dei dubbi perché “sa troppo di patrimoniale”. Nel Pdl si dice che la misura non convinca nemmeno Tremonti, anche se chi l’ha scritta giura il contrario.
EUROTASSA. La Lega ne è certa: il contributo di solidarietà triennale sopra i 90mila euro sparirà. Insieme ai tagli ai comuni sarà sostituito dalla patrimoniale anti-evasori. Berlusconi vuole invece salvarlo con una modifica: scatterà per i redditi sopra i 200mila euro. Pagheranno una tassa del 5%. Chi ha mediato con la Lega pensa che Bossi possa accettare.
PENSIONI. Sulle pensioni Bossi l’ha spuntata: non verranno toccate dalla manovra. Ma restano comunque terreno minato, con Berlusconi che vuole convincere il Senatùr a dare subito l’annuncio politico di un “intervento complessivo” sulla previdenza da fare a gennaio. Servirebbe per convincere Ue e mercati. È uno dei pochi punti interrogativi e al momento gli sherpa del Pdl non hanno ancora sondato la Lega.
COMUNI E PROVINCE. Salvi i comuni più piccoli, anche se quelli con meno di 3000 abitanti dovranno accorpare i servizi. Sulle province Berlusconi pensa a una legge costituzionale per abolirle, o quanto meno per ridurle drasticamente.