Mario Monti chiude la porta a Beppe Grillo, bocciando il tentativo di Pier Luigi Bersani di far convergere il Movimento Cinque Stelle su otto punti programmatici che per il premier, tra l’altro, sono lacunosi e insufficienti al Paese. Il professore ritiene che all’Italia serva un accordo ampio, per fare quelle riforme istituzionali ed economiche che servono per uscire da una crisi che resta drammatica.
In poche parole le larghe intese, o se si vuole un governo di scopo che traghetti verso un nuovo voto, auspicabilmente con una nuova legge elettorale. Una posizione che rischia di restringere ancor di più la già stretta strada imboccata dal segretario del Pd, che conta sull’appoggio del premier sia dal punto di vista numerico, in particolare per l’elezione del capo dello Stato, sia da quello politico per spostare il baricentro di un’eventuale governo con i grillini in vista di future elezioni. L’uscita di Grillo sull’Italia che ormai è di fatto fuori dall’euro e sulla necessità di fare un referendum on line sulla permanenza nell’Eurozona, ha particolarmente indispettito il presidente del Consiglio. Già irritato per il fatto di dover partire per Bruxelles senza neanche aver ricevuto una risposta all’invito rivolto al leader ‘cinque stelle’ in vista del summit Ue di domani. “Ma come si fa anche solo a trattare con uno così?”, si sfoga uno dei più stretti collaboratori del professore. La posizione dei ‘montiani’ viene anticipata in un’intervista del premier al quotidiano online ‘IntelligoNews’. Per uscire dall’impasse politico-istituzionale, spiega, serve “l’adesione di diverse forze politiche su precise riforme sia dell’organizzazione politico istituzionale che del funzionamento dell’economia”. Parole che Monti ripete agli eletti della sua coalizione, compresi quelli di Udc e Fli. Davanti a Pier Ferdinando Casini il professore spiega che si deve continuare sulla strada tracciata durante i mesi del suo governo, con le principali forze politiche che sostengono un governo per le riforme. Nessun appoggio ad un governo tra Pd e Movimento Cinque Stelle, dunque, ma semmai la necessità che democrat e pidiellini si assumano le rispettive responsabilità e trovino un’intesa per le riforme. Parole che hanno conseguenze anche sull’elezione dei presidenti delle Camere: noi, sottolinea Monti, non faremo la “stampella” di nessuno, neanche per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. Posizioni rese esplicite da Andrea Olivero, appena eletto coordinatore di Scelta Civica. “Noi siamo determinati nel sostenere esclusivamente candidature che portino a una solida e chiara maggioranza riformista nel Paese”, dice al termine dell’incontro con la delegazione del Pd, facendo capire quanto piaccia poco l’idea di ‘offrire’ Montecitorio ai ‘grillini’. La scelta, aggiunge, dovrà essere fatta “con spirito di responsabilità volto a trovare una maggioranza per il governo del Paese”. L’intento, dunque, è di spingere al dialogo Pd e Pdl, anche se ciò volesse dire dare ai berlusconiani lo scranno più alto di una Camera, magari il Senato. Una determinazione che, secondo qualche montiano, potrebbe spingere il professore a togliere il sostegno ad un candidato democrat per il Quirinale se il Pd non cambiasse idea.