Stop a “sprechi e eccessi” per tagli di spesa per 4,2 miliardi e il manager che ha risanato Parmalat (Enrico Bondi) come supercommissario: il Consiglio dei ministri, dopo una riunione fiume durata poco meno di sei ore, individua la strategia da mettere in campo per risanare i conti dell’amministrazione dello Stato

ed evitare l’aumento dell’Iva in autunno. O almeno a provarci. Il rischio dell’incremento di due punti dell’imposta sul valore aggiunto infatti, mette in guardia il premier Mario Monti, “non è scongiurato”. Oltre comunque alla riduzione delle uscite per i ministeri, la spending review del governo dei professori prevede anche la riorganizzazione del finanziamento di partiti e sindacati e quella degli aiuti alle imprese. E per questo arrivano anche due consiglieri ad hoc: rispettivamente, Giuliano Amato e Francesco Giavazzi. Entro il 31 maggio i ministeri dovranno sapere come muoversi per rispettare i nuovi paletti: il restyling del bilancio dovrà riguardare, così come stabilisce la direttiva varata dal Cdm, la revisione dei programmi di spesa, il miglioramento delle attività di acquisto di beni e servizi, nonché la ricognizione degli immobili pubblici in modo da poter giungere anche alle dismissioni. Un passo necessario per garantire risparmi che potrebbero diventare significativi: nel breve periodo la spesa rivedibile, secondo il rapporto del ministro Giarda, ammonta addirittura a 80 miliardi di euro. Che sul medio salgono a quota 295.

Il premier comunque sarà in prima linea nella fase operativa che si apre da stasera, e guiderà un comitato interministeriale (composto da Giarda, Patroni Griffi, Grilli e Catricalà) con il compito di coordinare i lavori della spesa. E operativo non potrà che essere anche il profilo del neocommissario, fissato in un decreto legge ad hoc varato oggi dal Cdm: il nome di Enrico Bondi (che verrà messo per iscritto però solo con un provvedimento successivo della presidenza del Consiglio e per il Cdm ha fissato un tetto di 150mila euro come retribuzione nonostante le proteste del diretto interessato che vorrebbe solo un rimborso spese) è stato scelto proprio per la sua esperienza di ‘risanatore’ sul campo. “Sono grato – è il riconoscimento del premier in conferenza stampa – a Bondi per aver accettato questo pesante incarico. Abbiamo individuato la persona più rispettata e nota in Italia per la sua inflessibile attività di ristrutturatore e tagliatore di costi”. Bondi, che sarà in carica un anno, si occuperà di un capitolo in particolare della spending review: “razionalizzazione di beni e servizi” e a lui spetterà di attuare, su questo specifico fronte, le scelte politiche di cui ha la delega il ministro Giarda.

“Sono stato cooptato – commenta a caldo il neocommissario – in una struttura che credo sia la struttura vincente per il risanamento del paese. Ho avuto una fiducia che devo ripagare con le azioni”. Una scelta, quella del governo, che non convince però tutti i partiti, Pdl in testa.”Un governo tecnico non può ricorrere – dice il vicepresidente dei deputati Pdl, Osvaldo Napoli – a un ulteriore tecnico”.

Il Pd, da parte sua, insiste nel chiedere che la sforbiciata non riguardi tutti i settori: “Non credo – dice il segretario dei Democratici Pier Luigi Bersani – che ci siano margini per toccare la scuola. Altrimenti ci diamo altre mazzate e pregiudichiamo la crescita”. Se si vuole proseguire infatti sulla strada dei tagli, quello che serve, aggiunge, è “il cacciavite”.

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