Il governo guidato da Mario Monti ha ottenuto la fiducia al Senato con 281 voti favorevoli e 25 contrari. Contro il nuovo esecutivo ha votato, come previsto, la Lega Nord. Domani sara’ la volta della Camera. Alle 10 si riunira’ l’aula per la discussione sulle comunicazioni del premier, consegnate oggi per iscritto a Montecitorio dopo averle lette a Palazzo Madama.
Alle 12 e’ prevista la replica di Monti e alle 14 l’inizio della chiama per il voto di fiducia. Il governo, soprattutto dopo la ribadita apertura a Monti da parte del Pdl, non avra’ problemi ad incassare anche alla Camera l’approvazione dei deputati, diventando cosi’ domani un esecutivo in carica a tutti gli effetti. Anche se, pur mantenendo l’impegno preso ad appoggiare il nuovo esecutivo, molti parlamentari hanno messo in risalto come la fiducia al governo venga data su linee programmatiche molto generiche, senza l’indicazione precisa degli interventi anticrisi che si andranno a prendere. D’altronde e’ stato lo stesso presidente del Consiglio, questa mattina in Senato, ad annunciare che oggi avrebbe espresso solo le ”linee essenziali” dell’azione di governo. Un programma che invece verra’ illustrato nel dettaglio, ha detto Monti, nei prossimi giorni dai ministri, che spiegheranno le relative politiche di settore nelle commissioni competenti. La settimana prossima Monti poi dovrebbe provvedere con un Consiglio dei Ministri ad hoc al completamento della squadra di governo, con la nomina dei viceministri e dei sottosegretari. E’ comunque singolare, ed e’ la prima volta nella storia della Repubblica, che un governo – come lo e’ quello guidato dall’ex commissario europeo – vada a cercare la fiducia in Parlamento con i soli ministri e senza i loro vice. Ma anche questo potrebbe essere un segnale da un lato dell’urgenza di varare l’esecutivo anticrisi e di pensare solo in un secondo momento alle necessita’ operative dei singoli dicasteri; dall’altro, di voler forse evitare, prima delle fiducie, che la buona disposizione degli schieramenti politici mostrata verso un esecutivo esclusivamente tecnico, senza il coinvolgimento dei partiti, potesse venire messa in discussione dagli eventuali ‘appetiti’ dei partiti stessi per le poltrone dei vice.