Gli scandali della cattiva politica fanno parte di ”un’Italia vecchia”, da archiviare il prima possibile anche grazie all’azione del governo. Lo promette il premier Mario Monti, che si dice convinto che il decreto legge taglia spese, in accoppiata con le misure per la crescita, trasformeranno il Paese.
Parole che arrivano quando il Consiglio dei Ministri e’ ancora in corso, impegnato proprio a esaminare il pacchetto sugli sperperi di assessori e consiglieri. Arriva dunque il giro di vite per tutti gli amministratori locali. Sindaci e presidenti di provincia colpevoli di default saranno incandidabili per dieci anni e si troveranno a dover pagare mega multe: la Corte dei conti potra’ infatti imporre una sanzione da cinque a venti volte la retribuzione dovuta al momento della violazione. Confermato poi il nuovo ruolo per i magistrati contabili, che dovranno fare controlli ”preventivi” e che potranno farsi aiutare dalla Guardia di Finanza e dalla Ragioneria Generale dello Stato. Nel mirino finiscono anche le societa’ partecipate degli enti locali: gli obiettivi gestionali cosi’ come il quadro dei conti dovranno essere monitorati. L’intenzione e’ quella di fare in modo che tutte le amministrazioni abbiano nel giro di qualche anno le finanze in ordine (anche per loro sara’ valido l’obbligo di rispettare il principio del pareggio di bilancio) e dunque il decreto legge rafforza quanto previsto dalla normativa gia’ in vigore: agli enti locali viene infatti data la possibilita’ di deliberare ”aliquote o tariffe di tributi nella misura massima consentita”. Il piano pero’ non potra’ durare piu’ di cinque anni. Intanto arriva la possibilita’ di modificare le aliquote dell’Imu fino al 31 ottobre, riaprendo cos i termini scaduti a settembre. La bozza del provvedimento che i ministri si sono ritrovati sul tavolo questo pomeriggio e’ un testo pero’ ancora aperto e non include dunque tutti i capitoli che sono in discussione: tetto agli stipendi e riduzione del numero degli amministratori sono ad esempio due voci che l’Esecutivo si e’ riservato di mettere a punto definitivamente durante la riunione. Gli amministratori potrebbero, qualora la proposta venisse confermata ritrovarsi tutti con le stesse buste paga: la proposta infatti e’ di adeguarle a quelle delle realta’ piu’ virtuose, vale a dire di quelle che spendono meno. Stessa stretta vi sarebbe per i rimborsi ai gruppi, ai partiti e ai movimenti politici. Nonostante dunque il pacchetto non sia chiuso, le misure gia’ in mattinata hanno incassato l’ok delle Regioni. ”Le linee che il Governo ci ha illustrato – assicura infatti il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani – vanno nella direzione che le Regioni hanno proposto e indicato”.