E’ l’ora di reagire. Il Paese ha dato una grande prova di maturità passando attraverso sacrifici pesantissimi. Grazie a questi la fiducia sull’Italia è tornata: tocca ora alla politica non sciupare l’occasione confermando la stessa maturità e concretezza nei programmi e mostrando “senso della misura e del limite”. Perché il nuovo governo che uscirà dal voto di fine febbraio ha il dovere di affrontare il disagio della gente, lo sconcerto delle famiglie e la rabbia dei giovani.
Cioé una vera e propria “questione sociale” che ormai paralizza l’Italia. E ciò può essere fatto solo con misure più eque ed equilibrate, con tagli che tutelino le fasce più deboli. Con un discorso di 20 minuti, dal suo studio ‘alla Palazzina’ del Quirinale, Giorgio Napolitano ha scelto di guardare al futuro, al dopo-elezioni, con una riflessione aperta e pacata, lontana da ogni registro polemico. Il presidente della Repubblica – nel suo ultimo messaggio di fine anno – si è rivolto al Paese reale e ha affrontato quasi tutti i temi aperti dalla crisi economica, spiegando pazientemente quanto le politiche di rigore adottate dal Governo tecnico siano state efficaci. C’é stato spazio anche per un passaggio tutto dedicato a Mario Monti, il professore chiamato a palazzo Chigi proprio da Napolitano dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi del novembre 2011. Nessuna polemica, nessun giudizio. Né veti, ne avalli. “Il senatore Monti ha compiuto una libera scelta. Egli non poteva candidarsi al Parlamento, facendone già parte come senatore a vita. Poteva, e l’ha fatto – non è il primo caso nella nostra storia recente (successe a Lamberto Dini ndr.) – patrocinare, dopo aver presieduto un governo tecnico, una nuova entità politico-elettorale, che prenderà parte alla competizione al pari degli altri schieramenti. D’altronde – precisa Napolitano – non c’è nel nostro ordinamento costituzionale l’elezione diretta del primo ministro, del capo del governo”. Era un intervento atteso quello del presidente, caduto in un periodo difficilissimo della scena politica italiana. Il primo e l’unico pronunciato da Napolitano in piena campagna elettorale: una corsa verso il voto che sembra non voler risparmiare nessuno. Neanche l’inquilino del Colle, anch’egli attaccato da diverse parti politiche e tirato a forza nello scontro politico Ma è stato un discorso volutamente sereno, privo di spigoli nello spirito – spiegano al Quirinale – di una riflessione aperta che un Paese maturo non può non affrontare. Con l’obiettivo di ricordare alle forze politiche le tante riforme mancate nella passata legislatura che i cittadini attendono da anni. Gran parte del discorso di fine anno del presidente è stato infatti dedicato a parlare al cuore degli italiani, esaltando l’importanza dei diritti civili senza nascondere gli effetti della più grave crisi dal dopoguerra. Ha cercato di infondere fiducia Napolitano, invitando i giovani ad “indignarsi” ma anche a “reagire”. A non cedere alle sirene del populismo ma a vivere, magari in prima persona, la “nobiltà della politica”. Non a caso Napolitano ha chiuso il suo discorso di 18 cartelle con una sottolineatura dedicata alle forze politiche con la quale sembra riferirsi sia al movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo che alla costruenda coalizione Monti: “al giudizio degli elettori si presenteranno anche nuove offerte, di liste e raggruppamenti che si vanno definendo. L’afflusso, attraverso tutti i canali, preesistenti e nuovi, di energie finora non rivoltesi all’impegno politico può risultare vitale per rinnovare e arricchire la nostra democrazia, dare prestigio e incisività alla rappresentanza parlamentare”. Ma c’é tanto altro nel discorso del capo dello Stato che ha spaziato dallo stato degradante delle carceri italiane al raccapricciante aumento degli omicidi di donne. Dall’ “indignazione” che “suscita la corruzione in tante sfere della vita pubblica e della società”, alla repulsione che provoca “una perfino spudorata evasione fiscale o il persistere di privilegi e di abusi nella gestione di ruoli politici ed incarichi pubblici”. Tutti tasselli di uno sdegno morale che l’Italia vuole superare. Tocca ora alla politica – conclude il presidente – non mancare l’appuntamento delle elezioni e mostrare finalmente di essere al passo con i sentimenti del Paese: “questione sociale” significa, “prima ancora di indicare risposte, come tocca fare a quanti ne hanno la responsabilità”, “sentire nel profondo della nostra coscienza” i disagi della gente dei quali “ci si deve mostrare umanamente partecipi”. Poi bisogna “agire per affrontare le situazioni sociali più gravi”. “Lo si può e lo si deve fare distribuendo meglio, subito, i pesi dello sforzo di risanamento indispensabile, definendo in modo meno indiscriminato e automatico sia gli inasprimenti fiscali sia i tagli alla spesa pubblica, che va, in ogni settore e con rigore, liberata da sprechi e razionalizzata”. Da questi doveri e dall’ancoraggio all’Europa non si può e non si potrà prescindere, assicura il presidente lasciando gli italiani al cenone che chiude un difficile 2012. “Al di là delle situazioni più pesanti e dei casi estremi, dobbiamo parlare non più di “disagio sociale”, ma come in altri momenti storici, di una vera e propria “questione sociale” da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica”