C’è chi pubblica le situazioni patrimoniali di mogli, fratelli e figli, compresi quelli teenager e quindi nullatenenti. C’è chi si limita a elencare quanto possiede e la negazione del consenso alla pubblicazione dei propri dati rilasciata da parte dei parenti. E c’è poi chi, come il premier Letta, pubblica il proprio Cud, ma lascia la propria scheda patrimoniale a ‘zero’ per ogni voce: probabilmente la sua casa o la sua automobile sono intestate alla moglie, ma non è possibile saperlo, visto che la ‘first lady’ ha negato il consenso alla pubblicazione.
Alla vigilia della scadenza del termine per la pubblicazione on line delle situazioni patrimoniali dei ministri, tutti i membri dell’Esecutivo (qualcuno in piena ‘Zona Cesarini’) hanno ottemperato all’obbligo di legge, evitando così di far scattare la sanzione dai 500 ai 10mila euro in caso di omissione, con relativa pubblicazione su internet. “Molto soddisfatto” per l’andamento dell’operazione trasparenza è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi che, da ministro della Funzione pubblica del governo Monti scrisse la disposizione dell’operazione “trasparenza totale”: una specie di “Wikileaks legale”, che non pochi dubbi ha suscitato soprattutto nei parenti dei membri del governo, che sono tra i soggetti cui è richiesta la dichiarazione patrimoniale. Ma alla fine l’operazione con cui le amministrazioni dello Stato sono obbligate dal marzo 2013 a informare i cittadini su ogni passaggio di denaro pubblico: dagli appalti agli stipendi dei manager, dai pagamenti dei contratti alle consulenze, è andata avanti. E i parenti di ministri e sottosegretari che han ritenuto opportuno non fare sapere quel che hanno son stati liberi di non farlo: è bastato pubblicare su web una semplice dichiarazione di negato consenso. Filippo Patroni Griffi decisamente ha dato il buon esempio: sul sito di Palazzo Chigi, infatti, non c’è solo la sua dichiarazione patrimoniale ma si trova anche quella dei suoi quattro fratelli, della madre e dei due figli.