La mente è già al voto del 24 febbraio. O, meglio, la campagna elettorale non si è arrestata neanche di fronte al discorso del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Parole “piene di fiducia” che tutti hanno rispettato, almeno formalmente. Ma in serata risuonano ancora le parole di Silvio Berlusconi che ha prospettato, se dovesse vincere le elezioni, una “commissione d’inchiesta” sull’operato di Napolitano.

Così tutto passa in secondo piano, sebbene in serata il Cavaliere con una nota faccia sapere di “riconoscersi nelle parole del presidente”. I partiti si dividono in base ad uno schema ormai scontato: Pd e Udc ‘schierati’ a difesa del capo dello Stato, seppur con qualche ovvio distinguo; Pdl diviso al suo interno tra chi apprezza il discorso di Napolitano e chi lo giudica “uno spot elettorale per Monti”. Come consueto, Idv e Lega Nord sono in assetto di guerra: “deluso, amareggiato e offeso”, sono le parole che utilizzano da una parte e dall’altra lamentando l’endorsement fatto a reti unificate al premier Monti in vista della corsa elettorale. Il diretto interessato, Monti, ovviamente non replica. Con una nota fa sapere di aver sentito telefonicamente Napolitano, apprezzando il “messaggio forte, carico di impegno e di speranza”. E lo stesso tono viene adottato nei messaggi dei presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani. Ma l’attenzione per tutti è al voto. Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, il primo partito in base ai sondaggi di questi mesi, apprezza il discorso di Napolitano: sorvola sul riferimento a Monti ma sottolinea che Napolitano ha “indicato la strada”, soprattutto per il passaggio sulla “questione sociale” che – spiega – “deve essere al centro delle preoccupazioni”. Per l’Udc interviene il segretario Lorenzo Cesa: “Nell’ineccepibile e appassionato discorso del presidente Napolitano – dice – è racchiuso tutto il senso delle sfide che l’Italia è chiamata ad affrontare”. Più complesso il quadro nel Pdl. Al di là del cambiamento di idee di Berlusconi che dapprima propone una commissione su Napolitano e poi si riconosce nelle sue parole, il partito è in confusione. Di fondo, resta una ‘diffidenza’ nei confronti del presidente che nei suoi sette anni al Quirinale li ha ‘guidati’ per ben cinque. Fabrizio Cicchitto spiega che Napolitano “ha fatto un ragionamento condivisibile per quello che riguarda il ruolo della politica”, quando il presidente ha citato Benedetto Croce. Per il segretario Angelino Alfano “il discorso è lucido e condivisibile”. Di altro avviso Daniela Santanché che giudica le parole di Napolitano ne più ne meno che “un indegno spot per Monti”. Sulla stessa linea Roberto Calderoli che lamenta il fatto che Napolitano non abbia parlato dei “problemi che lui stesso ha creato” con un “governo Napolitano di cui Monti è stato solo un prestanome”. Per Roberto Maroni si tratta di “un maestrino” che “tace sui disastri di Monti”. Antonio Di Pietro, spesso al centro delle pagine politiche per le critiche a Napolitano, chiude il settennato con il botto: “Ha preso in giro gli italiani – dice – E’ un Ponzio Pilato e spero che il prossimo anno sia eletto un presidente migliore”. Tace, invece, dal suo blog Beppe Grillo che con il M5S è, a seconda dei sondaggi, alla guida del secondo o terzo partito. Critico Marco Pannella secondo cui “il presidente ignora e ferisce la Costituzione” in quanto non ha parlato abbastanza del tema della giustizia. Positivo, infine, il giudizio di Nichi Vendola. Il leader di Sel, alleato del Pd alle urne, invita a riflettere sul discorso di Napolitano: “Ha riaperto con coraggio il capitolo di nuovi diritti civili – spiega – Ha rammentato l’italica vergogna di un carcere senza umanità, insomma ci esortato ad ascoltare le voci di un’Italia migliore”.

 

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