Tre giorni di sospensione, no due, alla fine uno e non di sospensione quanto di pausa di riflessione: la decisione della Cassazione sul caso Mediaset sbarca in Parlamento con il Pdl che chiede il blocco dei lavori. Una forte irritazione, a dirla con diplomazia, di cui si fa portavoce fin dalla mattina il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta. Sulle prime pare che si vogliano chiedere tre giorni interi di stop dell’attivita’.
Poi lo stesso Brunetta precisa: macche’ tre giorni, solo due e niente minaccia di Aventino. Semmai “una sospensione dei lavori delle Camere oggi e domani, quando e’ convocata la direzione del Pdl”. Insomma, i tempo per riflettere. Gli fa eco dal Senato Renato Schifani: “Da parte nostra non c’e’ alcuna volonta’ di bloccare il Parlamento”. Una linea piu’ morbida rispetto a quella che sembrava prevalere sulle prime, e che diviene ancora piu’ morbida alla fine delle riunioni dei capigruppo dei due rami del Parlamento: un giorno di pausa, poi ripresa delle normali attivita’. Il Pd non dice no alla soluzione, ma poi Guglielmo Epifani avverte: la corda non venga tirata troppo, altrimenti si spezza. E se le richieste de Pdl sono accolte con irritazione dai democratici, ai grillini viene il maldipancia. Mentre il leader eponimo del Movimento Cinque Stelle sale al Quirinale per dire a Giorgio Napolitano che e’ il caso di tornare alle urne, i suoi al Senato si tolgono la giacca per protesta contro quello che vedono come un cedimento ai capricci del Cavaliere. E alla Camera lasciano “questo posto fetido” (definizione di Roberta Lombardi) per mettersi seduti, in piena canicola, sui roventi sampietrini di piazza Montecitorio. “E’ una prassi consolidata che prevede la possibilita’ di un gruppo di chiedere una sospensione, perche’ di questo si tratta, per consentire di discutere di vicende delicate che anche se sono extraparlamentari assumono una delicatezza che attiene alla vita di un partito che ha preso parecchi milioni di voti”, commen ta ecumenico Schifani. Ma uscito dal colloquio al Quirinale, Beppe Grillo tuona: “Se il Parlamento e’ cosi’, se non fa nulla allora noi ne usciremo”. E il cerchio si chiude