E’ ancora attesa, per i referendari. La Corte costituzionale decidera’ domani se convocare i cittadini alle urne a giugno per cancellare il Porcellum. O se al contrario i due quesiti per i quali la scorsa estate sono state raccolte 1,2 milioni di firme vanno archiviati, perche’ inammissibili. E restano con il fiato sospeso anche i partiti.

Perche’ se e’ vero che si dichiarano concordi sulla necessita’ di riformare la legge elettorale (il Pd propone di aprire un tavolo con Pdl e Terzo polo), l’ammissione del referendum li metterebbe con le spalle al muro: dovrebbero approvare una nuova legge entro maggio o rischiare che, abrogato il Porcellum, torni in vita il Mattarellum. La prima lunga giornata di camera di consiglio della Consulta si conclude con una fumata nera. Ma e’ tutt’altro che semplice o scontata la decisione che si trovano a prendere i 15 giudici costituzionali, presieduti da Alfonso Quaranta.

Come prova il fatto che anche fuori dalla Corte i costituzionalisti italiani sono tra loro profondamente divisi tra chi ritiene il referendum inammissibile perche’ cancellando la legge Calderoli creerebbe un vuoto normativo e chi al contrario afferma che il problema non esiste, perche’ tornerebbe in vita la legge Mattarella. Un’ipotesi, questa, che il leghista Roberto Calderoli esclude perche’ il Mattarellum, spiega, non sarebbe comunque ”in grado di funzionare”, dal momento che i collegi non sono disegnati. Dunque, afferma l’autore del Porcellum, la Corte puo’ dire si’ al referendum ”soltanto sulla base di motivazioni politiche”. I ‘boatos’ parlamentari confermano le previsioni di una bocciatura di entrambi i quesiti, accompagnata forse da una sollecitazione rivolta dalla Corte alle Camere a riformare il Porcellum, magari mettendone in discussione alcuni profili di costituzionalita’. Ma in queste ore nessuno si sbilancia pubblicamente in pronostici: c’e’ il rischio di scottarsi.

E quando nel pomeriggio tra i deputati del Pd si diffonde la voce di una sentenza di bocciatura, presto smentita dal rinvio della decisione, il referendario Arturo Parisi invita tutti alla prudenza: ”Aspettiamo. Il rinvio e’ un buon segno, vuol dire che nella Corte c’e’ discussione”. Ma Antonio Di Pietro, altro convinto referendario, si dichiara ”preoccupato dal clima”. La legge elettorale verra’ riformata in ogni caso in Parlamento, continuano intanto a ripetere Pdl, Pd e Terzo polo, sfidando chi ritiene che senza la ‘miccia’ referendaria non si fara’ niente. Ma il dialogo si presenta in partenza complicato, se solo si considera lo scontro gia’ emerso tra Pd e Idv. Fa infuriare infatti il partito di Di Pietro la proposta di Enrico Letta di ”costituire molto rapidamente un forum” sulla riforma elettorale tra ”i partiti della maggioranza”.

Leoluca Orlando si appella a Napolitano e tuona: ”Vogliono escluderci”. Riecheggiando cosi’ una preoccupazione gia’ espressa dalla Lega. Ma c’e’ anche chi lancia un allarme di altro tipo: ”Se domani venisse approvato il referendum e ci fosse il via libera all’arresto di Cosentino – dice Luciano Sardelli, mettendo in relazione due appuntamenti importanti della giornata – ci sarebbe un’innegabile accelerazione verso il voto anticipato in primavera”. Invece che cambiare la legge elettorale o affrontare il referendum, insomma, il Pdl potrebbe avere interesse a tornare subito alle urne.

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