I contatti tra i partiti restano costanti ma per il momento non c’é aria di intesa sulla legge elettorale. Per questo, nemmeno quella di domani sarà la seduta decisiva. Dopo molti stop and go, in commissione Affari Costituzionali si sperava di riuscire ad adottare un testo base dal quale partire per arrivare a una sintesi per l’Aula.
Ma, con tutta probabilità, domani non ci sarà nessun voto. La riforma, sottolinea il presidente Carlo Vizzini, “é all’ordine del giorno della commissione per tutta la settimana: se si apre uno spiraglio e servono alcune ore per ragionare ancora, nessuno si affretta” nel voto. D’altra parte, “se c’é uno stallo oggettivo non mi resterà che procedere, non prima di aver informato il presidente del Senato”. Lo showdown, comunque, si avvicina e, in assenza di un’intesa, la proposta che sulla carta ha più chance di avere una maggioranza è quella targata Pdl, firmata da Gaetano Quagliariello, che prevede le preferenze e un premio di maggioranza del 10% al partito che prende più consensi. Un sistema che potrebbe incassare, in commissione, i voti dell’Udc e, con l’ok della Lega, potrebbe superare i 15 voti necessari per essere adottato come testo base. Se non si arriverà a un’intesa, il Pdl è intenzionato a insistere su questa opzione fino ad andare alla conta. Dall’altro lato, però, l’ex ministro leghista Roberto Calderoli è al lavoro per una proposta di mediazione che potrebbe arrivare già domani in commissione. Un modello ‘simil-spagnolo’ che prevede l’attribuzione dei seggi sulla base di micro-collegi. Un meccanismo complesso che non dispiace a Pdl e Pd ma che ha un effetto fortemente bipolarizzante e che quindi vede l’opposizione dei centristi di Casini. Allo stato, dunque, i veti incrociati continuano a bloccare il cammino della riforma che, più di qualcuno ipotizza, entrerà nel vivo dopo l’assemblea di sabato del Pd se non dopo il voto regionale in Sicilia. Oltre al test siciliano continua a pesare sulla trattativa la discussione su un eventuale governo Monti bis e la posizione di chi, con questo obiettivo, preme perché a spuntarla sia il sistema di voto che più favorirebbe la volata del Professore a Palazzo Chigi.