“Stiamo toccando la Costituzione e se andiamo di fretta è per mandare il Senato a casa l’anno prossimo, la modalità e la fretta servono a quella tempistica. E quindi ci si sta muovendo per la politica, non per l’architettura costituzionale. Allora si abbia la cortesia, perché non tutti siamo servi sciocchi, di dire che la politica ha deciso di sciogliere il Senato e di portare alle elezioni il popolo italiano e magari questo potremmo anche votarlo, ma ce lo dovete dire, perché possiamo anche essere pecore ma non pecore stolte e belanti”. Lo afferma il senatore Vincenzo D’Anna, vicepresidente del gruppo Grandi Autonomie e Libertà, intervenendo nell’Aula di Palazzo Madama sulle riforme.
“I medici in quest’Aula – ha aggiunto – sanno che anche per la peritonite ci sono 48 ore di tempo. Stiamo mettendo mano alla Carta Costituzionale di questo Paese che fu redatta dall’Assemblea Costituente e, senza offendere nessuno, io qui non vedo nè Dossetti nè Calamendrei e non vedo Moro. Se quella gente, di quello spessore, impiegò un anno per poterla redigere credo sia profondamente sbagliato che due persone che si incontrano e fanno un patto chiedono poi al Senato di ratificarlo in pochi giorni quasi si trattasse di un adempimento rituale, uno dei tanti decreti. C’è un giovanotto che deve dimostrare a Berlino o Bruxelles di aver fatto qualcosa e noi come pecore belanti ci accingiamo a seguirlo. Ma non siamo tutte pecore. Mi viene in mente Dumas che diceva che tra un malvagio e un cretino è da preferire il primo perch é ogni tanto si riposa, qua vedo molti cretini che vanno di fretta”.