Una brutta aria che trova nel voto referendario un’ulteriore conferma di un vento nuovo che spazza l’elettorato

. Perchè, leggendo il sondaggio Ipr Marketing per Repubblica.it, il crollo di fiducia in Silvio Berlusconi e il suo governo è costante. Al punto che, adesso, il gradimento di una ipotetica coalizione di centrosinistra, formata da Pd, Idv e Sel, supera il blocco leghista e pidiellino di 3,5%. Crolla la fiducia nel Cavaliere che sembra pagare le carenze dell’agire (o del non agire) economico dell’esecutivo, le mancate promesse (liberalizzazioni, meno burocrazia e via dicendo), il passaggio dal “miracolo italiano” alla scialuppa di salvataggio parlamentare guidata dal “reponsabile” Scilipoti. Ma se Berlusconi piange, il centrosinistra non deve cullarsi sugli allori. Perché l’ultima ondata di successi non può far dimenticare che, ad oggi, la costruzione di una coalizione che sia un’alternativa chiara al berlusconismo è ancora da definire. Tabelle: fiducia nel premier e nel governo 1 – Intenzioni di voto 2 Intenzioni di voto. Il sorpasso è nelle cifre. Il centrosinistra (Pd, Idv, Sel, Verdi, Psi e radicali) si attesta al 42,5%, il centrodestra (Pd, Lega e satelliti vari) si ferma al 39%. Il terzo Polo si ferma al 13% (con l’Udc al 7% e Fini al 3,5%). Fuori dai tre blocchi si piazzano Rifondazione e i Comunisti italiani (1,5%) e il movimento Cinque stelle (2,5%). Significativa la questione Lega. Mentre in passato il Carroccio e il Pdl funzionavano come vasi comunicanti (al calo di uno corrispondeva l’incremento dell’altro), stavolta le cose sono andate diversamente. In particolare per gran parte dell’elettorato leghista sempre più insofferente alla deriva presa dal Pdl, stretto tra leggi ad personam e festini ad Arcore. Se queste sono le cifre, però, non bisogna immaginare una partita dall’esito certo. Se da una parte il “disamoramento” dell’elettorato di centrodestra è evidente, se l’appeal del centrosinistra cresce, questo non basta per dichiarare chiusa la partita. Perché da una parte un centrodestra “di nuovo conio” e senza Berlusconi potrebbe tornare ad attirare l’elettorato moderato, dall’altra il centrosinistra sembra ancora carente dal punto di vista della leadership e dei programmi. Ed è bene ricordare il 2006 quando la coalizione guidata da Romano Prodi fece i conti con una rimonta berlusconiana che nessuno aveva previsto. Fiducia in Berlusconi? Poca. 29%. E basterebbe questo dato per capire quanto l’appeal del Cavaliere sia in caduta libera. Anche solo rispetto al gennaio di quest’anno (40%) a pochi giorni dalla fiducia conquistata con l’arrivo dei Responsabili. Paga, Berlusconi, lo sgretolamenbto dell’icona dell’efficenza. Quel “ghe pensi mì” suona ormai stonato. Soffocato da scandali privati, dall’attivismo a senso unico sulla giustizia e dalla consunzione della leadership. In crescita, all’opposto, il numero di coloro che non hanno più fiducia nel presidente del Consiglio. Per la prima volta si arriva a quota 60%. Tetto mai toccato fino ad oggi. Male anche il governo: solo il 23% dichiara fiducia a fronte di un robusto 62%. Ministri, Alfano in testa. Al top c’è l’uomo a cui il Cavaliere ha affidato il compito di mettere ordine nel Pdl. Quell’Angelino Alfano, attuale ministro di Giustizia,nominato segretario del partito del Cavaliere. Compito improbo il suo, ma che gli fa guadagnare due punti che lo piazzono in testa alla lista dei ministri. Alle sue spalle il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Il leghista, che in questi giorni ha più volte suonato la sveglia all’esecutivo, arriva al 58%, superando di un punto il titolare del Welfare Maurizio Sacconi. Da notare il calo secco (-3%) di Giulio Tremonti che, in questi giorni è finito più volte nel mirino della sua stessa maggioranza per le sue politiche “eccessivamente rigoriste” in tema di spesa.

 

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