I nuovi tagli previsti dal decreto Spending review “stanno facendo saltare” il sistema delle farmacie italiane, mettono a rischio la stessa distribuzione dei farmaci ai cittadini e ‘cancelleranno’ circa 20mila posti di lavoro. Per questo, Federfarma ha deciso di mettere in atto la protesta più pesante: il 26 luglio sarà serrata delle farmacie in tutta Italia. La conferma arriva al termine dell’assemblea nazionale della federazione dei 18mila titolari di farmacia italiani, e neppure la disponibilità espressa dal ministro della Salute, Renato Balduzzi, ad incontrare nella tarda serata i rappresentanti della categoria, basta ad evitare, o posticipare, la decisione.

Monta intanto anche la protesta dei governatori delle Regioni, che domani incontreranno il premier Monti a Palazzo Chigi per discutere del decreto Spending review. E secondo il presidente della Campania, Stefano Caldoro, proprio l’auspicata chiusura del Patto per la salute potrebbe evitare i tagli per il 2013-14 previsti dalla manovra. D’altronde la stessa presidente di Federfarma, Annarosa Racca, non usa mezzi termini: “Prendiamo atto della disponibilità del ministro, tuttavia noi andiamo avanti con le nostre proteste. Quello che chiediamo è di permettere alle farmacie di sopravvivere. Prioritario è non tagliare i farmaci ai cittadini”. Ed ancora: “Se la situazione non cambierà – ha annunciato – ci saranno altre giornate di protesta da parte delle farmacie, fino alla disdetta della convenzione con il sistema sanitario nazionale. La conseguenza é che la gente potrà rimanere senza i farmaci necessari”. Altrettanto determinati i circa 300 farmacisti che, giunti da tutta Italia, hanno manifestato nel pomeriggio davanti a Montecitorio: sfidando caldo e sudore, in camice bianco hanno urlato le proprie ragioni accusando il governo di voler “svendere alle multinazionali” le farmacie italiane. Fischiato il ministro del Lavoro Elsa Fornero, mentre entrava in auto, e duri slogan sono stati rivolti anche a Balduzzi. La speranza, ora, è che il decreto possa essere ‘corretto’ al Senato, dove è attualmente all’esame della commissione Bilancio. Una rassicurazione in tal senso è giunta dal senatore Cesare Cursi che, incontrando i manifestanti, ha affermato che “al Senato presenteremo emendamenti al decreto che tengano conto delle legittime richieste dei farmacisti, così come delle aziende farmaceutiche”. Il decreto va dunque cambiato perché così, è l’allarme lanciato da Racca, “non si va avanti”. Ed i numeri lo dimostrano: “L’aumento dello “sconto”, fissato al 3,85%, obbligatorio da fare al Servizio sanitario nazionale contenuto nel decreto costerà alle farmacie 220 milioni di euro l’anno e a ciò si devono aggiungere 600 milioni che dovremo pagare se ci sarà lo sforamento della spesa territoriale”. Ancora: il tetto di spesa territoriale è abbassato dal 13,3% all’11,5%. Si tratta di “ulteriori oneri” che, secondo le stime di Federfarma, costeranno mediamente ad ogni farmacia circa 40 mila euro l’anno. Varie farmacie, avverte Federfarma, stanno già chiudendo per fallimento e già ora è anche a rischio il servizio notturno. Oggi sono 3mila le farmacie aperte ogni notte. Presto il loro numero potrebbe essere pari a zero. Insomma, “tutte le nostre proposte, a partire da un Tavolo per un nuovo sistema di remunerazione, sono finora state respinte”, afferma Racca. Ora, dice, “non possiamo fare altro che lottare affinché il sistema farmaceutico non finisca”.

 

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