Gli alleati di Pier Ferdinando Casini nel Terzo Polo si scuotono dall’improvviso dietrofront del leader centrista e reagiscono all’annuncio unilaterale di divorzio. Il Terzo Polo non è affatto morto, anzi ce n’é “bisogno oggi più di ieri”, azzarda il leader dell’Api Francesco Rutelli rimasto, come Gianfanco Fini, allibito dalla mossa solitaria del loro compagno di viaggio. E con Fini, con cui è rimasto aperto il filo di quel dialogo interrotto invece con l’esponente centrista, Rutelli concorda su un fatto: il progetto comune non deve finire “in soffitta”.
Quella di Casini “é una dichiarazione molto nervosa e frettolosa” concorda anche il ‘futurista’ Carmelo Briguglio, uno di quegli esponenti finiani più ‘critici’ verso il compagno di viaggio centrista a cui fa notare, così come fa Rutelli, la responsabilità che dovrebbe dovuto mostrare chi ha avuto “l’appalto mediatico della rappresentazione del Terzo Polo”. Ma Casini non si scompone e a Rutelli replica con una cortesia che suona ancor di più gelida di un attacco. “Conosco Francesco Rutelli da 30 anni e nessuna valutazione di carattere politico può inficiare la stima e la considerazione che ho di lui e della sua famiglia”. Nessuna spiegazione, nessuna indicazione in più agli alleati che invece, a sentire il leader di Alleanza per l’Italia concordano su alcuni punti fermi: presidiare un’area centrale e innovatrice e sostenere pienamente Monti. “Come possiamo – osserva Rutelli – non essere d’accordo con Casini?”. Per il resto, sulle intenzioni future degli ormai tre ex compagni di viaggio il buio è totale: tutti attendono di sapere quale sarà il sistema di voto con cui si andrà alle prossime elezioni ed evitano di scoprire le carte. Fli si è presa un mese di tempo, un periodo di riflessione per rilanciare a giugno in modo ufficiale il partito. Intanto tutte le opzioni sono aperte: “in politica ci sono altri che vogliono continuare il progetto che originariamente era il Terzo Polo, ma potremmo anche lanciare altro” confessa Briguglio. Anche Casini tace, forse in attesa di capire anche quali saranno le mosse del Pdl e, soprattutto, di Montezemolo che insidia il suo stesso progetto anche se in un’ottica più spostata nel centrodestra. Uno studio che circola sul gradimento del ‘partito’ del presidente della Ferrari potrebbe infatti turbare i progetti del leader centrista: stando a queste indiscrezioni, riportate da Libero, se si presentasse nel 2013 una lista ItaliaFutura avrebbe già il 24% dei consensi. Il progetto di Montezemolo, quel ‘cantiere’ che dovrebbe dare rappresentanza all’anima liberale e democratica di una quota dell’elettorato, dovrebbe costituirsi come una federazione, alternativa al Pd e nettamente distinta dalla Lega e dalla destra più estrema. Dentro quella che potrebbe presentarsi come una lista civica, nessuna nomenclatura ma solo volti nuovi o pezzi del Pdl: se non quelli di provata fede moderata e, soprattutto, non di prima linea. Il tutto in una logica strettamente bipolarista. Se Casini studia le mosse dell’ex presidente di Confindustria, su di lui continua il ‘corteggiamento’ del Pd. Anche oggi Massimo D’Alema ha sostenuto che se dovesse restare l’attuale legge elettorale per governare l’Italia occorrerebbe un’alleanza tra progressisti e moderati. E riporta l’esperienza della Puglia dove, dice, “governiamo insieme all’Udc quasi tutti i capoluoghi della Puglia. Un testimonianza che questa collaborazione può essere fruttuosa”.