“Sulla vicenda della trattativa c”e una ragion di stato che impedisce l’accertamento della verità sulla base delle ragioni del diritto penale? Se è così, dalla politica devono venire parole chiare: se si ritiene che debbano essere sottratte alla verifica della magistratura temi o territori coperti dalla ragione di stato, lo si dica”.
E’ quanto afferma a Repubblica il magistrato Antonio Ingroia, che spiega: “di fronte a una legge, o a una commissione di inchiesta politica che ribadisse la ragion di stato dietro la trattativa, la magistratura non potrebbe fare altro che fare un passo indietro. In caso contrario, la legge ci impone di andare avanti”. “La stagione delle bombe – osserva Ingroia – pesa come un macigno sulla democrazia: il processo serve a trovare la verità”, “oggi il Paese ha un’occasione unica, non vorrei andasse perduta”. “Noi abbiamo al coscienza a posto, abbiamo sempre rispettato le regole”, afferma poi Ingroia su Loris D’Ambrosio, il consigliere del Quirinale da poco scomparso, coinvolto nelle intercettazioni legate all’inchiesta sulla presunta trattativa stato-mafia, “Ci siamo comportati come Loris D’Ambrosio avrebbe fatto al nostro posto. Anche lui avrebbe fatto ogni sforzo per la verità”. Alla domanda se intenda entrare in politica, il pm di Palermo replica: “No, resto un magistrato, anche se sono deluso”.