“Nel Comitato di Liberazione Nazionale convivevano diversita’ straordinariamente lontane e, per certi versi, inconciliabili, ma solo un soggetto non c’era: i fascisti”. Lo dice Nichi Vendola al termine delle consultazioni con il premier incaricato, Enrico Letta, rispondendo a una domanda su eventuali analogie tra il patto che i partiti fecero nel ’45 e un governo delle larghe intese.

“Se avessimo dovuto ispirarci a quella esperienza, erano altri gli alleati da cercare, visto che il nostro tema e’ uscire dal ciclo del berlusconismo”, ha aggiunto Vendola. Le parole di Vendola fanno infuriare il Pdl. Sono “parte di un estremismo che ha diviso il Paese e che dobbiamo lasciarci alle spalle. Se ne faccia una ragione”, afferma Simona Vicari, vicecapogruppo al Senato, sottolineando che il leader Sel “e’ uno sfascista. Mentre si richiama ad un’opposizione responsabile e non populista non esita a paragonare Berlusconi ed il Pdl ai fascisti del ’45”. “Il presidente Berlusconi – riprende Vicari – e’ da sempre schierato a difesa dei valori della liberta’ e della democrazia, ed il sostegno crescente in questi anni da parte degli italiani lo pone come il leader delle istanze dei moderati”. “In questo difficile momento – sottolinea – e’ necessario abbandonare i toni da campagna elettorale. Forse Vendola era distratto o fuori l’Aula ma come ha detto il presidente Napolitano nel suo discorso di insediamento, davanti a noi c’e’ l’occasione per superare il clima da guerra civile che ha incendiato la politica italiana per oltre 20 anni. Una guerra combattuta – conclude – con ogni strumento, da quello giudiziario a quello scandalistico”.

 

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