Il puzzle del governo, composto e ricomposto più volte in giornata, non era ancora completato in serata, tanto che in molti si attendevano un incontro risolutivo tra il premier incaricato Enrico Letta e Silvio Berlusconi.
A rimettere in discussione tutto, in serata, è stata l’ipotesi di una presenza di Massimo D’Alema e Mario Monti (che in serata ha però proposto a tutti i leader di fare un passo indietro) nel governo, ipotesi che ha spinto il Cavaliere a chiedere il coinvolgimento anche dei big del Pdl, a partire da se stesso, non senza il sospetto che il Pd punti ad una maggioranza a geometria variabile nel tentativo di dialogare con M5S sulle leggi sgradite al centrodestra. In ogni caso il presidente Napolitano è intenzionato a portare a termine la formazione dell’esecutivo entro domenica, anche a costo di forzare la mano dei partiti. In mattinata Enrico Letta si è recato dal capo dello Stato, e dal colloquio è emersa l’idea di un governo all’insegna del cambio generazionale, pur con alcune personalità di peso a presidiare i tre o quattro dicasteri chiave. In questa ottica sarebbero stati esclusi i ministri del precedente governo Berlusconi come Brunetta, Sacconi, Gelmini. Rimaneva in pista l’ex ministro per gli Affari europei, Anna Maria Bernini, nonché i quarantenni Maurizio Lupi, Luigi Casero, Beatrice Lorenzin. La “nouvelle vague” del Pd annoverava i nomi di Francesco Boccia, Maria Chiara Carrozza (rettore della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa), Sergio Chiamparino e Graziano Del Rio, entrambi renziani, e anche Stefano Fassina. Tra le personalità Giuliano Amato al Tesoro (ma anche Salvatore Rossi di Bankitalia o Domenico Siniscalco) con due viceministri Pdl e Pd, Anna Maria Cancellieri all’Interno, Franco Frattini alla Difesa e Massimo D’Alema o Mario Monti agli Esteri. Ma proprio la presenza di questi ultimi due nomi, entrambi ex ministri e leader di partito, ha contrariato il Pdl riunito in un lunghissimo vertice: i veti verso Brunetta, Carfagna o Gelmini sono sembrati inaccettabili. Allora, ha detto Berlusconi, sono in campo anche io per l’Economia. Il nervosismo era già cresciuto in mattinata per la lettura delle cronache sull’incontro di giovedì in ‘streaming’ tra Letta e M5S, interpretato dai giornali come l’inizio dello scongelamento dei rapporti tra grillini e Pd. Insomma riappariva il fantasma della maggioranza a geometria variabile, con M5S pronto a votare i provvedimenti sgraditi al Cavaliere, come il conflitto di interessi. In realtà Letta ha sottolineato a Berlusconi che il governo dipende dai numeri del Pdl perché in Senato M5S non voterebbe mai per l’esecutivo in caso di mozione di sfiducia presentata da Pdl stesso. Il premier incaricato ha provato a rimescolare le tessere del puzzle con pazienza, tanto che nel pomeriggio è parso possibile il recupero di Brunetta allo Sviluppo con un vice del Pd con delega a seguire i Tavoli di crisi (Pier Paolo Baretta). Per gli Esteri è balenato il nome di Giampiero Massolo (capo del Dipartimento Informazioni per la sicurezza), con Angelino Alfano e il ‘montiano’ Mario Mauro vicepremier. Letta ha pure incontrato Alfano dopo i colloqui telefonici, e non si esclude un incontro notturno con Berlusconi. Di certo se le tessere non si comporranno in un puzzle, scommettono fonti parlamentari, il presidente Napolitano forzerà la mano ai partiti promuovendo entro domenica la nascita dell’esecutivo nella convinzione che in Parlamento nessuno oserà assumersi la responsabilità di impallinarlo.