Nonostante la volontà politica, il perentorio invito dell’Ue e gli auspici venuti da ogni parte, nulla di fatto per i 20 mila studenti italiani che studiano all’estero con l’Eramus: non potranno votare alle prossime elezioni di febbraio.

La causa sono “difficoltà insuperabili”, dovute al tempo ridotto di intervento ma soprattutto per motivi di costituzionalità. Resterebbero fuori, infatti, gli altri studenti iscritti in un Paese straniero, che secondo stime del 2010 sarebbero almeno 26 mila. Il Consiglio dei ministri, riunito nel tardo pomeriggio, ha valutato “approfonditamente, grazie alle relazioni dei ministri dell’Interno Annamaria Cancellieri e degli Affari Esteri Giulio Terzi, la possibilità di “consentire agli studenti Erasmus la partecipazione al voto dall’estero per le prossime elezioni politiche, come auspicato in precedenza”. La discussione, ha spiegato Palazzo Chigi in una nota, ha posto in “evidenza delle difficoltà insuperabili”: prima tutto di “tempo e di praticabilità e, soprattutto, di costituzionalità nel selezionare unicamente gli studenti Erasmus, escludendo tutti gli altri soggetti che si trovano all’estero per ragioni di studio, ma senza una borsa Erasmus, come nuova categoria di elettori temporanei”. Secondo la decisione presa dal Cdm, la “discrezionalità di scelta che eserciterebbe il Consiglio con questa decisione contrasta con i principi di partecipazione democratica, eguaglianza ed effettività del diritto di voto previsti dalla Costituzione”. Il Consiglio dei ministri, ha auspicato, comunque, che la “prossima riforma elettorale tenga in debita considerazione le esigenze dei giovani temporaneamente all’estero per ragioni di studio e di lavoro”. La delusione è stata la prima reazione registrata su Facebook, proprio dalle pagine (“Studenti italiani che non potranno votare alle prossime elezioni”) da dove era partita la protesta: “Le motivazioni che ci sono state date a noi sembrano più che ragionevoli: non è possibile riuscire a garantire il voto a tutti in tempi così brevi e non è corretto operare ulteriori discriminazioni. Ci sentiamo comunque in dovere di ringraziare per l’attenzione che ci è stata dedicata, anche perché è utile sottolineare che il nostro problema era a monte. Cosa vuol dire ciò? Vuol dire che il problema è la nostra legge elettorale che esclude ampie fasce della popolazione, esplicitamente o implicitamente. La nostra battaglia per i diritti non si ferma qui”. Più duro Paolo: “non fermiamoci, sebbene questa risposta sia una pagliacciata, bisogna andare avanti perché la prossima volta non accada”. Non sono mancate anche le critiche del mondo politico alla decisione del governo: di “occasione sprecata” ha parlato, tra gli altri, la parlamentare del Pd Federica Mogherini. “Soprattutto – ha aggiunto – dopo aver suscitato in tanti ragazzi e ragazze la speranza di poter votare. Ci saremmo aspettati uno sforzo in più da parte del governo dei tecnici per ricercare una soluzione meramente tecnica. Il Pd – ha concluso – si prende l’impegno di ovviare a questa ennesima grave carenza dei meccanismi elettorali che negano ai giovani in Erasmus di poter esercitare un proprio diritto”.

 

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