Oggi dopo le 22 il M5S capirà, e stavolta davvero, se Beppe Grillo è solo un ricordo del passato, perlomeno sul piano statutario. Si conclude infatti la seconda votazione della base che dovrà confermare (o meno) la soppressione della figura del garante. Il tema non è tanto se la base dirà sì, su quello i dubbi sono pochi, ma se verrà raggiunto il quorum necessario, cioè il 50 per cento più uno degli aventi diritto, ovvero degli 89 mila iscritti. Il sabato di due settimane fa all’assemblea costituente all’Eur Giuseppe Conte dal palco preannunciò che la soglia minima era stata superata. Stavolta no, da via di Campo Marzio bocche cucite sull’andamento parziale, anche perché incombono questioni legali che Grillo ha ampiamente annunciato. Il fondatore infatti non si fida: del sistema di voto, della certificazione del voto, né riconosce l’attuale platea dei votanti, falcidiata nei mesi scorsi dalla rimozione di coloro che non accedevano più al portale da oltre un anno. Una mossa che secondo il comico è stata decisa a tavolino per rendere più facile il raggiungimento del quorum. Ieri su Whatsapp di chi non aveva ancora votato sono arrivati messaggi personalizzati di SkyVote con l’invito a farlo e il link per accedere alla votazione, la volta scorsa fu invece mandato un semplice messaggio di invito. Si arriva all’esito finale di questo voto bis con i toni che ormai hanno messo da parte ogni residuo di savoir-faire tra le parti. Se il 24 novembre qualcuno storse la bocca per gli applausi al Palazzo dei congressi una volta apparso il risultato con l’eliminazione della figura di garanzia incarnata dall’“elevato”, a questo giro se ne sono dette di tutti i colori e da entrambe le parti, nel caso di alcuni (vedi l’ex ministro Danilo Toninelli, diventato acerrimo oppositore del contismo; «se non avesse dormito durante le riunioni forse avrebbe governato meglio», la replica puntuta di Conte) con insulti veri e propri. Il presidente del M5S, parlando a Sky Tg24 e poi ad Accordi e disaccordi, sul Nove, dice che «il garante sulle battute velenose è imbattibile», come un monarca assoluto non riconosce la comunità degli iscritti, il percorso di persone adulte e mature». E ancora, «se continuano così a Casaleggio e a Grillo verrà offerto un incarico più importante di quello per Di Maio, perché c’è tutto un mondo che in questo momento sta godendo delle ingiurie che ci vengono rivolte». Infine Conte ha ricordato che se è alla guida del M5S è perché «me lo chiese proprio Grillo, e mi presi 2-3 mesi per decidere». Il fondatore che portò i 5S tra le braccia di Mario Draghi, aggiunge.

Per il resto le ore prima dell’esito finale la comunità delle 5 Stelle le passa a suon di hashtag contrapposti. Con una parte della giovanile romana che ad esempio srotola lo striscione con su scritto #iorivoto, mentre i Figli delle stelle (l’ala filo-Grillo) pubblica le foto degli attivisti con la scritta opposta, #iononvoto. In gioco non c’è solo il destino del fondatore, ormai 15 anni fa, del Movimento. Se infatti la consultazione non dovesse andare come confida l’ex presidente del Consiglio, a quel punto sarebbe proprio lui a doverne trarre le conseguenze. Intanto, dopo settimane di silenzio e quindi assenza dal dibattito interno nei 5 Stelle, si è fatta sentire Virginia Raggi. La ex sindaca di Roma, considerata vicina al garante ma che in realtà non si è spesa pubblicamente in suo favore, ha scritto che «le continue ricostruzioni che ogni giorno mi tirano in ballo parlando sono false». Dovesse nascere un nuovo Movimento contro Conte, per così dire, lei non ci sarà. Va anche detto che, passassero le modifiche statutarie che riguardano la fine dello stop al secondo mandato, per lei si aprirebbe la possibilità di un proseguimento nelle istituzioni. Esterno ma ancora molto ascoltato nel mondo del M5S c’è poi Alessandro Di Battista: «Litigai pesantemente con Grillo per il sostegno a Draghi», racconta sul Nove. «È vero che non è il proprietario ma ha fatto tanto per il Movimento». Poi assicura che non seguirà il comico in un eventuale nuovo soggetto.

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