La ‘regola d’orò che limita allo 0,5% il deficit di bilancio pubblico possibile, imposta nel fiscal compact, è compatibile con la Costituzione francese, e non ne richiede una modifica. E’ quanto sancito dal Consiglio costituzionale transalpino, in una decisione emessa in serata.
Un verdetto ampiamente atteso, che rappresenta il primo passo per Parigi verso la ratifica del trattato europeo, che dovrà ora passare nelle mani delle due camere del Parlamento. Secondo l’interpretazione dei giudici, riportata in una nota stampa, il nuovo vincolo di bilancio non si differenzia nella sostanza dalle “regole di disciplina” che la Francia già deve rispettare nell’ambito del trattato di Maastricht, e che a suo tempo furono ritenute compatibili con la Costituzione, dato che viene richiesta la loro imposizione tramite “disposizioni vincolanti e permanenti”, non necessariamente di natura costituzionale. Inoltre, sottolinea ancora il testo, “l’articolo 8 del trattato, relativo al controllo che dovrà esercitare la Corte di giustizia dell’Unione europea, non reca minaccia alle condizioni essenziali della sovranità nazionale”. Una buona notizia per l’eurozona, ma soprattutto per il presidente francese Francois Hollande e il suo governo. Lo schieramento socialista avrebbe infatti faticato a raggiungere da solo la maggioranza qualificata dei 3/5, necessaria per le riforme costituzionali, in una consultazione parlamentare sul fiscal compact e sulla ‘regola d’orò del pareggio di bilancio, e avrebbe quindi dovuto fare ricorso ai voti del centrodestra. Uno smacco dal valore simbolico e politico non indifferente, in una fase in cui la parola d’ordine per il nuovo esecutivo transalpino è uscire dal solco dell’amministrazione precedente, soprattutto in materia economica e nei rapporti con l’Ue. Con questa pronuncia favorevole, Hollande e i suoi potranno invece inserire il vincolo di pareggio nella legislazione francese sotto forma di legge organica, un tipo di norma dalla forza giuridica intermedia tra la Costituzione e le leggi ordinarie, che richiede la sola maggioranza semplice per essere approvata. Percorso indubbiamente più facile, ma non per questo privo di ostacoli, visto il malcontento espresso dai rappresentanti di Europe Ecologie, alleati della maggioranza in parlamento, e anche da alcuni esponenti socialisti, in particolare quelli appartenenti alla corrente più a sinistra, ‘Un Monde d’avancé. Senza dimenticare il Front de gauche e gli altri partiti della sinistra estrema, che già promettono battaglia in aula e fuori, chiedendo a gran voce un referendum confermativo per la ratifica del trattato europeo. Con la speranza, nemmeno troppo nascosta, di strappare un esito a sorpresa come quello del 2005, quando i francesi votarono contro la ratifica del trattato di Lisbona sull’integrazione europea.