Il forzista e vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, attacca il forzista e presidente della regione siciliana, Renato Schifani. E apre un fronte di crisi in casa Forza Italia e anche nel governo dell’isola. «Dalla gestione del partito fino ai rapporti con gli alleati», per Mulè «il governatore sta collezionando errori e sbagliando». L’ultimo appena qualche giorno fa nello scontro con Matteo Salvini sui porti siciliani, dopo la nomina avallata dal ministero delle Infrastrutture dell’ex eurodeputata leghista Annalisa Tardino a commissaria dell’Autorità portuale della Sicilia Occidentale. E adesso il numero due di Montecitorio è pronto a candidarsi alla successione dell’attuale governatore. Che, dal canto suo, replica ricordando la necessità di «raccogliere le firme per candidarsi». Un modo per dire a Mulè che un’eventuale candidatura non passerebbe da FI. Parole a cui adesso risponde il diretto interessato: «Un partito ce l’ho e nell’eventualità di una candidatura alla presidenza della Regione non avrei bisogno di raccogliere le firme, ringrazio per il ripasso normativo il presidente Schifani, però…».
Però?
«Ho imparato a conoscere sulla mia pelle le regole per la presentazione di un candidato alla presidenza in Sicilia».
Quando?
«Il 10 agosto 2022, ero a casa a Roma. Ascoltavo la Gazza Ladra di Rossini, forse era un presentimento. Ricevetti una telefonata da Berlusconi, era in Sardegna. Fu diretto: “Giorgio, ma tu saresti disponibile per essere candidato alla presidenza della regione Siciliana?”. Dissi di sì. Dopo neanche due ore e quando ancora Ninetta era spacciata, intendo il personaggio di Rossini, il Cavaliere richiamò dicendo che sul mio nome c’era l’accordo della coalizione”.
E poi?
«Successe che all’alba del 12 agosto si scoprì che il giorno precedente, quindi l’11 agosto, scadeva il termine per trasferire la residenza in Sicilia e poter essere candidato alla presidenza. E siccome io risiedevo in Umbria, sfumò la candidatura e si arrivò a Schifani. Insomma, Ninetta si salvò e io no».
E adesso? È pronto a candidarsi?
«Lei vuol farmi sfidare all’alba a duello dietro il convento delle Orsoline? Mi rifugio in una citazione così evito la tenzone: ‘Non so se la carica di presidente della Regione, un giorno, rientrerà tra i miei obiettivi. Per ora c’è Renato Schifani, la persona migliore per il ruolo’».
Mettiamola così: adesso la sua residenza è in Sicilia?
«Qui ho affetti, casa, amici ed elettori. E sì, adesso ho anche la residenza».
Che succede nel partito siciliano?
«Va creata la segreteria. Nell’Isola Forza Italia è apolide, non c’è neppure una sede. Ho chiesto più volte un confronto. Niente».
Come vanno i rapporti con gli alleati? C’è stato uno scontro con Salvini sui porti.
«L’ho trovato bizzarro. Salvini con la Lega è un nostro alleato. Insomma, non si porta un alleato davanti a un giudice per una questione politica, per una nomina che spetta al ministero dei Trasporti e su cui la regione non ha parere vincolante».












