Il ddl che indica le priorità per l’abbattimento degli immobili abusivi crea non poche perplessità nel Pd, cche convoca una riunione in extremis, proprio a ridosso del voto finale, per fare il punto, ma alla fine ottiene il via libera dall’Aula del Senato con 189 “sì”, 61 “no” e 7 astenuti. L’anima ambientalista e alcuni renziani avevano infatti espresso critiche al testo licenziato dalla commissione Giustizia il 31 luglio scorso e volevano vederci più chiaro. Così il capogruppo Luigi Zanda è stato costretto a chiedere una sospensione della seduta proprio nell’imminenza del voto definitivo per evitare spaccature tra i Democrat.
Ma alla fine dell’incontro, la posizione del gruppo è uscita compatta. E cioè a favore del provvedimento sostenuto con forza da Rosaria Capacchione, senatrice campana piddina componente della commissione Giustizia. Votano contro la Lega, che accusa Renzi per bocca di Jonny Crosio di “essersi di fatto già venduto a logiche da Prima Repubblica; il M5S e Sel. In un periodo in cui il Paese sta franando per alluvioni e dissesti idrogeologici, è l’accusa che muove il capogruppo Loredana De Petris, è assurdo che si voti un testo come questo che diventerà “un vero ostacolo per l’azione della magistratura, che, prima di poter intervenire, dovrà classificare tutti gli immobili abusivi”. In realtà, interviene Laura Puppato (Pd), “questo rischio di un’eccessiva burocrazia per arrivare all’abbattimento delle case abusive si è evitato con l’emendamento del relatore approvato in Aula”. E la proposta di modifica messa a punto dal relatore Giacomo Caliendo dà infatti una certa discrezionalità al Pm nel rispettare l’elenco delle priorità, ma con alcune eccezioni: le case (prime e uniche) dei meno abbienti; gli immobili intestati ad altri (ad esempio figli o nonni) che vivono altrove; e “altri immobili” non compresi nelle categorie dell’elenco. In questo modo, osserva ancora Puppato, il Pm potrà procedere alla demolizione “senza grossi problemi” e senza tutti i “rischi” che ravvisano gli ambientalisti. Ma il fatto che ci sia una chance di “derogare” alle priorità contenute nel ddl Falanga (dal nome del primo firmatario appartenente a Forza Italia) tranquillizza poco il presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci (“Il testo qui non passerà”) e l’ex senatore Eco-Dem Roberto Della Seta che si dice deluso non solo dal testo (“pietra tombale sopra gli abbattimenti”), ma anche della Capacchione che “invece si era annunciata come un’eroina anti-camorra”. Mentre questo testo – è l’accusa – la camorra la favorisce. Il provvedimento, nel quale all’inizio l’ex Pdl aveva tentato di inserire anche la riapertura dei termini del condono per la Campania (che non aveva beneficiato di quello del 2003), norma poi non passata, prevede in sostanza che si abbattano prima i manufatti pericolanti, poi quelli ancora non ultimati, poi quelli nei quali si svolgono attività criminali. A seguire: quelli nelle disponibilità della criminalità organizzata. I cosiddetti “eco-mostri” arrivano solo al quinto posto. Ultimi: le case in possesso “di soggetti in stato di indigenza”. Difeso dalla responsabile ambiente del Pd Chiara Braga (“Così si accelerano le demolizioni”) il testo viene invece criticato dal M5S che con Maurizio Buccarella vi vede il “rischio che molte demolizioni, anche di seconde case o di altri fabbricati abusivi, possano essere bloccate con ricorsi all’autorità giudiziaria rallentando il ripristino della legalità”. Mentre più tranchant è il commento del Verde Angelo Bonelli: “Il ddl è di fatto l’ostruzionismo agli abbattimenti”. Ora il provvedimento passa all’esame di Montecitorio.