Presenza di berillo, cromo, rame, stagno, zinco, idrocarburi pesanti, PCB ben oltre la soglia fissata per i siti a verde pubblico, privato e residenziale. Eppure l’area Lenza Schiavone ad Acerra, circa 20mila mq di terreno, su cui l’ARPAC ha realizzato rilievi il 14 aprile scorso, continua ad essere coltivata. «Purtroppo i dati dell’ARPAC confermano le preoccupazioni già emerse a seguito di alcuni sopralluoghi ispettivi realizzati in zona a seguito di segnalazioni provenienti da associazioni e cittadini, innanzitutto le “Guardie Ambientali Acerra” » afferma il Presidente della Commissione Regionale ecomafie Antonio Amato «Su più punti della superficie dell’area si notavano plastica (anche combusta), metallo, aghi di siringhe, materiale di risulta. Tutto insieme alle coltivazioni. Quindi, con la Polizia Municipale, abbiamo sollecitato l’ARPAC per prelievi top soil che hanno confermato i sospetti di inquinamento. Abbiamo già inviato l’incartamento alla procura di Nola e siamo certi che il sindaco interverrà ad horas per tutelare la salute dei cittadini, a partire dall’attivazione delle procedure per il sequestro di un’area che non capiamo perché non sia ancora avvenuto». In quindici giorni è il secondo intervento della Commissione presieduta da Amato sui terreni di Acerra «Già la settimana scorsa, a fronte di analisi dell’APRAC risalenti al 2008 e riguardanti alcune particelle dell’area di Calabricito, siamo intervenuti con le autorità preposte chiedendo l’immediata interdizione alla coltivazione e soprattutto il blocco dell’eventuale commercializzazione di prodotti lì raccolti. Questi ultimi rilievi, pur circoscritti ad aree specifiche di località Lenza Schiavone, dove però pure potrebbero essere ancora in corso attività agricole, ripropongono l’urgenza di azioni reali di messa in sicurezza e quindi di bonifica di questi territori. Ad Acerra, come sull’intera “Terra dei fuochi”, non bastano buoni intendimenti e scarsi finanziamenti. Né, soprattutto, si possono ancora accettare ritardi. Serve un’azione complessiva di risanamento del territorio, a garanzia della salute dei cittadini e dell’ambiente. Un programma strategico, che metta insieme governo nazionale e regionale con la partecipazione diretta di associazioni e comitati, e ponga la questione come priorità politica. Invece» conclude Amato «il tutto si impantana in lungaggini burocratiche e scaricabarili, perché dopo il clamore mediatico l’argomento non sembra essere più di moda. Ma, come dimostrano ancora anche queste analisi, non c’è più tempo da perdere. Non smetteremo di sollecitare tutti gli enti competenti, a partire dal governo nazionale, perché si diano risposte concrete in tempi certi».