Il convegno svoltosi oggi alla Antisala dei Baroni del Maschio Angioino è stata una giornata di studio e di denuncia sull’adultocentrismo, sulla presunta sindrome da alienazione parentale (Parental Alienation Syndrome), sulle separazioni conflittuali e i ricoveri coatti dei bambini nelle case-famiglia, insomma sulle nuove forme di violenza su donne e bambini che si stanno affermando e di cui l’opinione pubblica ha avuto notizia in recenti episodi di cronaca come quello del video di Leonardo, il bambino di Padova allontanato dalla mamma per un provvedimento giudiziario.
Ne hanno discusso, moderate da Luisa Betti, giornalista de Il Manifesto, giuriste, psichiatre, psicologhe, pediatre, sia italiane che straniere, consigliere comunali, in una giornata che ha visto anche la testimonianza di donne che, nelle loro separazioni, si sono trovate accusate di aver indotto nei figli la cosiddetta sindrome da alienazione parentale che, lungi dall’essere una malattia – questo è stato il giudizio unanime degli intervenuti – è una mistificazione ideologica senza basi scientifiche e che tuttavia sta producendo molte sofferenze, soprattutto ai bambini coinvolti, e che nasconde, nella maggior parte dei casi, motivazioni economiche.
Il convegno è stato organizzato in vista della giornata contro la violenza sulle donne, che ricorre il prossimo 25 novembre, che non va celebrata – così ha introdotto i lavori la Vice Presidente del Consiglio comunale Elena Coccia -come una giornata di pura ritualità, ma come l’occasione per non far regredire le conquiste fatte dalle donne negli anni e per rimettere al centro della discussione le tante forme di violenza e discriminazione alle quali le donne sono soggette, soprattutto per la loro fragilità nella dimensione economica. Proprio per intervenire in modo nuovo nelle politiche familiari, ha detto l’Assessora alle Pari Opportunità Pina Tommasielli, il Comune di Napoli sta lavorando a nuove iniziative, come l’apertura di due sportelli di mediazione familiare (uno presso il Tribunale dei Minorenni, già attivo, l’altro presso il Tribunale ordinario) e ha istituito un tavolo tecnico (tra assessorati e ordini professionali competenti) per rilanciare l’affido familiare in alternativa ai ricoveri in istituto.
L’iniziativa si inserisce nella campagna di sensibilizzazione promossa dalla piattaforma di associazioni “30 anni di CEDAW: Lavori in corsa”, che monitora l’attuazione della Convention on the Elimination of All forms of Discrimination Against Women, adottata dalle Nazioni Unite nel 1979 e che vede un ciclo di incontri (oltre Napoli, Strasburgo e Firenze) che è stato illustrato da Sara Vatteroni, membro ELWN (European Liberal Women’s Network) e responsabile nazionale del dipartimento Democrazia Paritaria di IDV.
Molti degli interventi della prima parte della giornata hanno analizzato nel dettaglio e da diversi punti di vista disciplinari il problema della PAS e delle sue conseguenze. La sindrome da alienazione parentale fu teorizzata nel 1984 dallo psichiatra statunitense Richard Gardner come un disturbo che si attiverebbe sui figli minori coinvolti in contesti di separazione e divorzio conflittuale dei genitori e che viene spessissimo utilizzata in sede giudiziaria anche se, come ha ricordato lo psichiatra Andrea Mazzeo, dirigente del CSM di Lecce, lo scorso mese di ottobre il Ministro della Salute ha escluso che questa sindrome esista come disturbo scientificamente classificato. Spessissimo, sono proprio i minori, oggetto delle contese tra genitori, che non vengono ascoltati dai giudici; per questo motivo, di “negazione del diritto all’ascolto” e di autoritarismo e adultocentrismo della PAS ha parlato Sonia Vaccaro, psicologa clinica, autrice del libro ‘’P.a.s, presunta sindrome di alienazione parentale’’. “Molte chiacchiere e spazzatura” ha denunciato la neonatologa, pediatra, medico-legale del Meyer di Firenze Maria Serenella Pignotti che ha annunciato che presto anche la Federazione degli Ordini dei Medici e la Società Italiana di Psichiatria valuteranno la PAS per dire una parola definitiva sulla sua inesistenza come malattia, mentre bisognerebbe cominciare a porsi il problema di risarcire le donne danneggiate da queste forme di persecuzione.
L’intreccio tra medicina, aule di tribunale e lotta alla violenza contro le donne è stato al centro degli interventi anche di Annamaria Raimondi, dell’associazione nazionale D.i.RE (Donne in rete contro la violenza) e di Elvira Reale, psicologa, Presidio Ospedaliero S. Paolo – Sportello Antiviolenza donne e minori che ha in particolare denunciato i limiti e le criticità della perizia psicologica nei casi di maltrattamento ed abuso, spesso ispirata al pregiudizio piuttosto che ai fatti quando, nei fatti, in questi casi si sconta ancora il dislivello di potere esistente tra uomini e donne.
Che cosa è oggi la genitorialità, si sono chieste Paola Miele Caccavale, psicologa, dell’associazione Duecon, che ha parlato di un vero e proprio stalking in danno delle donne accusate di indurre la PAS nei propri figli, e Flora Antinolfi, dell’associazione Giuristi Democratici, per la quale, dopo che per diversi anni nella giurisprudenza è prevalso l’orientamento dell’affidamento condiviso, oggi assistiamo ad una vera deviazione, una specie di “divisione dell’affidamento” che considera i minori come un “pacco” da affidare all’uno o all’altro creando moltissimi problemi nella gestione concreta delle scelte da parte dei genitori. La stessa cosa si riscontra anche nelle esperienze concrete di cui ha parlato Rosaria Esposito, counselor, per la quale spesso, più che di alienazione parentale, bisognerebbe parlare di “genitorialità ad intermittenza”.
Nella seconda parte della giornata, gli interventi delle consigliere comunali di Napoli: Amalia Beatrice, per la quale il ruolo degli enti locali su queste tematiche può essere volto soprattutto alla prevenzione del disagio, obiettivo che si può raggiungere solo con una estensione e integrazione dei servizi sociali territoriali che possono intervenire anche in situazioni di deprivazione culturale, e Simona Molisso, per la quale la PAS rappresenta l’ultimo strumento nelle mani degli uomini per continuare a perpetrare violenza contro le donne mentre oggi bisognerebbe andare avanti nella ridefinizione dei ruoli genitoriali.
Tutti gli altri numerosi aspetti della tematica sono stati affrontati nel corso degli interventi pomeridiani, in particolare: il nesso tra violenza e condizioni economico sociali delle donne nel Mezzogiorno, tema trattato da Teresa Potenza, Segretaria della Camera del Lavoro Napoli Enza Tempone, dell’Associazione Giuristi Democratici, le conseguenze, soprattutto sulle donne sofferenti psichiatriche, della crisi economica che ha portato alla chiusura dei presìdi notturni, problematica esposta da Antonio Mancini, psichiatra dell’Asl Napoli 1 ed esponente dell’Associazione intitolata a Sergio Piro.