Prosegue la mobilitazione dei lavoratori della Gepin Contact, azienda di Casavatore (Napoli) che con i suoi 220 dipendenti gestisce i servizi di call center, back office e spedizioni per le Poste. Ieri a Roma, riferiscono i lavoratori, si è svolto un presidio davanti al Mise in occasione dell’apertura del tavolo di settore, “per sollecitare il governo ad individuare una soluzione al problema delle gare al massimo ribasso e al fenomeno della delocalizzazione”. “Il governo – precisa Mariarosaria Barbaro, dipendente della sede di Casavatore e Rsu della Slc Cgil – ha individuato un’agenda di temi da affrontare ma non si è determinato un tempo. Intanto tra soli sessanta giorni noi saremo licenziati. Chiediamo al governo di farsi carico del nostro dramma”. Lo scorso 26 febbraio l’azienda ha aperto la procedura di licenziamento per i 220 lavoratori del sito campano e per i 132 della sede di Roma. “Proprio mentre il Parlamento approvava la legge sulla clausola sociale contenuta nel ddl appalti per la salvaguardia della continuità occupazionale – sottolinea Barbaro – Poste Italiane, controllata al 60 per cento dallo Stato, ha assegnato la gara secondo un criterio del massimo ribasso, cioé non valutando l’offerta più vantaggiosa ma l’offerta più bassa. I ventinove centesimi al minuto di conversazione previsti dal nuovo appalto non potranno coprire il costo del lavoro. Siamo il 30 per cento al di sotto una normale paga oraria”. “Le aziende aggiudicatarie – conclude Barbaro – non riuscendo a coprire il costo del lavoro, ricorreranno al lavoro nero, saranno costrette a licenziare o a delocalizzare portando il lavoro all’estero e creando un vortice di disoccupati a carico dello Stato”.