“In Italia esistono solo due grandi aree metropolitane, Napoli e Milano. Da sole rappresentano più del 10% della popolazione italiana e meritano il dovuto rispetto anche per ciò che rappresentano per il Nord ed il Sud del paese. Il ddl Delrio ne svilisce il ruolo individuando ben 18 potenziali  città metropolitane, praticamente quante ne esistono in tutta Europa. Questa la dice lunga sull’efficacia di una nuova normativa che anziché razionalizzare il sistema periferico dello Stato, lo svilisce moltiplicando nei fatti anche i centri di spesa”

 

E’ quanto ha affermato oggi il presidente della Provincia di Napoli, Antonio Pentangelo, davanti la commissione Affari Costituzionali del Senato che sta esaminando il ddl Delrio sulle Province e le Città metropolitane.

 

Il presidente Pentangelo, che faceva parte di una delegazione dell’Upi insieme ai presidenti delle Province di Milano, Torino e Treviso, Guido Podestà, Antonio Saitta e Leonardo Mauro, ha centrato il suo intervento anche sull’assoluta necessità di garantire il suffragio universale per l’elezione del sindaco metropolitano.

“E’ una follia – ha detto – che in concomitanza di considerazioni della Consulta sulla legge elettorale dove viene determinata l’assoluta necessità dell’elettore di scegliere i propri rappresentanti, noi siamo qui ad ipotizzare nuove istituzioni guidate da nominati dalla casta. La possibilità di optare per il regime dell’elezione diretta, così come è ipotizzata dalla legge, è infatti  assolutamente fittizia, perché basata su presupposti praticamente inapplicabili”.

Il presidente Pentangelo ha anche focalizzato alcuni paradossi che si stanno verificando proprio a Napoli, dove se da un lato la legge ipotizza uno svuotamento delle funzioni delle Province, nei fatti ne vengono prorogati i servizi nel settore ambientale.

“Hanno dovuto prorogare – ha denunciato Pentangelo – il nostro ruolo di gestore del trattamento dei rifiuti e delle arre dove sono custodite le ecoballe, perché i Comuni a cui la legge affiderà questo compito, non sono in grado di affrontare economicamente tale servizio. La Provincia è creditrice verso gli enti locali di oltre 300 milioni di euro, di cui quasi un terzo dal solo comune di Napoli. Ma non è tutto. La legge prevede che almeno fino al 2017 il sindaco del comune capoluogo diventi il sindaco metropolitano: si arriverebbe all’assurdo che De Magistris sarebbe debitore di se stesso con un conflitto di competenze spaventoso. Questo è solo un esempio dei condizionamento che i comuni della provincia vivrebbero nei confronti del capoluogo ed è il motivo per cui quasi 2/3 dei sindaci del napoletano mi hanno confermato per iscritto le loro intenzioni di non aderire alla città metropolitana, vanificandone gli effetti”.

Il presidente della Provincia di Napoli ha infine voluto mettere a fuoco anche il clima che si vive in Senato su questo provvedimento legislativo: “E’ una situazione kafkiana – ha concluso – dove tutti ben sanno che si sta per dar vita ad una pseudo-riforma sbagliata. Prima di noi sono intervenuti dei costituzionalisti che hanno chiaramente dimostrato che la legge sarà immediatamente impugnata dalla Consulta.  Ma la maggioranza, specie dopo le parole di Renzi, sembra dover dar vita ad un atto dovuto, costi quel che costi. Oltre ad essere avvilente tutto ciò è anche molto pericoloso”.

 

 

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