Paolo Romano indossa i panni di Robespierre e fa scattare la ghigliottina sulle teste dei dipendenti regionali “non allineati”. Già da molto tempo il presidente del parlamentino campano aveva dichiarato guerra al personale, ma se finora aveva usato il fioretto ora ha brandito la mannaia per fare piazza pulita. Il primo a cadere sotto i suoi colpi è stato Pasquale Vitale, capodipartimento segreteria generale amministrativa, numero uno di un settore nevralgico per il buon funzionamento dell’Ente. A lui infatti facevano capo le direzioni generali dei settori Amministrazione e Personale, e del comparto Bilancio. Insomma, il fulcro dell’attività burocratica del consiglio regionale.

Vitale ieri ha gettato la spugna. Ma a ben vedere più che essersi dimesso sembra essere stato dimissionato. Nei suoi confronti è stato emanato l’editto bulgaro di Romano. Perché? A quanto si apprende il presidente del consiglio gli avrebbe chiesto di far cadere le teste di alcuni dipendenti. Ma Vitale si sarebbe rifiutato. In sostanza, non ha voluto fare il “killer” dei suoi colleghi. Il suo diniego non sarebbe andato giù a Romano. Da qui la rottura insanabile. Già per domani è stato convocato l’ufficio di presidenza per la nomina del suo successore. L’esperienza di Vitale come capodipartimento è durata pochissimo, circa 6 mesi. Ma il turnover dei responsabili della segreteria generale amministrativa non è una novità. Anzi negli ultimi anni è diventata una costante. Una girandola di nomi che si ripercuote negativamente sull’organizzazione degli uffici. Immaginate una squadra di calcio che ogni 6 mesi cambia allenatore. Potrebbe trovare l’intesa o memorizzare gli schemi di gioco?

 

Eppure, Romano va avanti come un carro armato. E alla luce del dimissionamento di Vitale il clima tra i dipendenti è tutt’altro che sereno. C’è, giustamente, grande fibrillazione. Anche perché a breve potrebbero cadere altre teste. La guerra ingaggiata dall’ufficio di presidenza nasce da lontano. Le ostilità si aprirono un paio di anni fa quando il personale proclamò lo sciopero in aperta polemica con i ripetuti tentativi di stabilizzare i cosiddetti comandati, che sarebbero stati assunti a tempo indeterminato in base alla legge regionale n. 1 del 2008, che all’articolo 44 prevede la possibilità di “assorbire” in pianta organica i comandati “transitati” in Regione Campania nel 2007. Dopo la mobilitazione dei dipendenti di ruolo si aprì un solco profondo con l’ufficio di presidenza.

E da allora si sono ripetuti ogni anno i tentativi, in occasione dell’approvazione della Finanziaria regionale, di equiparare la posizione del personale in carico presso il consiglio regionale con quello della giunta, con la conseguente riduzione degli stipendi, essendo previsti minori benefit. Ma proprio i comandati e i distaccati rappresentano un altro terreno di scontro. Le richieste di “comando” e “distacco” continuano a fioccare. Ma il nuovo ordinamento ha ridotto gli spazi per esaudire i “desiderata” della politica. Un’altra scintilla che ha scatenato il corto circuito tra ufficio di presidenza e dipendenti regionali. Come si concluderà questa guerra “cruenta”? difficile dirlo. L’unica certezza è che nei prossimi giorni scatteranno altre ghigliottine.

 

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