NAPOLI – “Il caso Cosentino, e non solo, impone una vera, attenta e seria riflessione sul tema della custodia cautelare”. Lo sottolinea il coordinatore regionale del Pdl campano, senatore Francesco Nitto Palma, già ministro della Giustizia.

“Credo davvero – aggiunge – che il nuovo ministro della Giustizia, grillino o no, avrà un bel da fare per ricondurre a Costituzione prassi deviate e per restaurare nel nostro Paese lo stato di diritto”. “Il presidente della Repubblica, del tutto inascoltato, ha ripetutamente affermato che vi è un uso distorto ed eccessivo della custodia cautelare e che i magistrati non sono né vendicatori sociali né custodi dell’ etica. Davvero è un Paese civile quello in cui un imputato, chiunque esso sia, non possa essere processato a piede libero, specie se incensurato e non pericoloso, in virtù di presunte esigenze cautelari motivate in modo generico e fumoso, senza ancoraggio alcuno ad oggettivi elementi di fatto? Davvero è un Paese civile quello in cui un indagato venga ristretto in carcere e, senza che esistano realmente le esigenze cautelari, vi venga lasciato “marcire” al solo fine di costringerlo a rendere le dichiarazioni utili alla costruzione dell’ipotesi accusatoria? O che addirittura venga a ciò pubblicamente sollecitato da chi quel passo ha già compiuto? Davvero non c’è bastato quello che accadde nel 92/94 e che così bene venne descritto dall’ingegner Cagliari nella lettera lasciata prima di suicidarsi? Ma nella nostra Costituzione non vengono garantiti il diritto di difesa, il diritto al silenzio e la presunzione di non colpevolezza? E Carnelutti non ricordava che il codice di procedura penale era, e tuttora dovrebbe essere, il Codice di Garanzia posto a tutela delle ragioni del più debole?”, sono le domande che si pone Palma.

 

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